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Mafia, operazione Polizia-GdF: mani su caserme e aeroporti, sigilli a re appalti Trapani

Redazione

Mafia, operazione Polizia-GdF: mani su caserme e aeroporti, sigilli a re appalti Trapani

Mar, 08/03/2016 - 12:50

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guardia-di-finanza-e-poliziaSigilli al tesoro dei costruttori di Trapani, al centro del sistema delle opere pubbliche in provincia e non solo. Beni per 6 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Polizia di Stato di Trapani e dalla Guardia di finanza a imprenditori del settore degli appalti pubblici in Sicilia collusi con esponenti delle cosche mafiose trapanesi. Interessati dal provvedimento otto beni immobili, 37 auto, furgoni e mezzi meccanici, cinque aziende, dieci partecipazioni in altre societa’ e 114 tra conti correnti e rapporti bancari. Le attivita’ investigative svolte in particolar modo tra la seconda meta’ degli anni ’90 e, piu’ recentemente, tra il 2004 e il 2007, hanno permesso di accertare, nel tempo, “l’asservimento” del gruppo imprenditoriale “Candela” al clan locale al quale hanno garantito ingenti risorse economiche, attraverso la gestione delle opere edili, anche grazie alla compiacenza di funzionari corrotti. Un sistema estorsivo e di controllo delle opere documentato anche in relazione ad appalti relativi ai lavori aggiudicati dal gruppo Candela, a partire dal 2001, nella provincia di Palermo presso l’aeroporto Falcone-Borsellino e presso la caserma militare Beghelli, nel quartiere San Lorenzo, come dimostrato dall’esame dei “pizzini” trovati in occasione della cattura dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Accertata, peraltro, la tentata turbativa del pubblico incanto presso la Provincia di Trapani concernente i lavori di adeguamento dell’Istituto tecnico per geometri di Trapani, concordando una tangente di 50 milioni di vecchie lire. “In queste ore i nostri ufficiali si trovano negli uffici bancari a sigillare i 114 conti correnti sequestrati”. A dirlo e’ stato il maggiore Michele Ciarla, comandante del settore polizia tributaria della Guardia di Finanza presentando il sequestro di beni, per il valore di 6 milioni, agli imprenditori edili Salvatore e Nicolo’ Candela. Le indagini, svolte dalla Divisione Anticrimine della Questura e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, rientrano nelle attivita’ del “Gruppo di Lavoro” costituito nel gennaio 2011. “I sigilli sono scattati su proposta del questore – ha precisato Manfredi Lo Presti, direttore della Divisione Anticrimine della Questura – e riguardano cinque societa'”. “Entrambi gli imprenditori, padre e figlio, facevano parte assieme ad altri professionisti di un cartello di spartizione degli appalti – ha continuato Ciarla – e quindi la vicenda dei Candela e’ la dimostrazione che a volte gli imprenditori vengono colpiti da alcune indagini ma poi restano impuniti, fino ai sequestri patrimoniali”. I Candela tra il 2004 ed il 2007 erano rientrati nelle ordinanze “Mafia e Appalti” condotte dalla Squadra Mobile e i loro nomi emersero dai pizzini sequestrati nel covo dei latitanti di mafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo. “L’operazione – ha continuato Oriana Tubia della Divisione Anticrimine – ha coperto l’intera cerchia di relazioni dei due imprenditori che fino ai giorni nostri hanno condotto degli appalti edili”. “C’e’ un episodio singolare – ha detto Giuseppe Patercorvo della Squadra Mobile – ed e’ la mancata aggiudicazione di alcuni lavori di ristrutturazione di un edificio scolastico. I Candela e’ emerso che avessero pagato una tangente di 50 milioni di lire, ma alla fine non avevano vinto l’appalto per un mero errore nell’indicare il ribasso offerto”.

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