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Manovra, avvocati insorgono contro norma per pagamento compensi ANF: “Obbligo regolarità fiscale -contributiva è lesivo e devastante”

Redazione 1

Manovra, avvocati insorgono contro norma per pagamento compensi ANF: “Obbligo regolarità fiscale -contributiva è lesivo e devastante”

Ven, 12/12/2025 - 16:50

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Nella manovra del Governo Meloni c’è un intervento normativo che non piace per niente agli avvocati. Il perché lo spiega Giampaolo Di Marco, presidente dell’Associazione nazionale forense (Anf): “Subordinare il pagamento dei compensi alla verifica della regolarità fiscale e contributiva rischia di bloccare o ritardare gli emolumenti anche in presenza di semplici irregolarità temporanee o formali”. E questo “in un momento storico nel quale la categoria affronta gravissime difficoltà economiche, come documentato dal più recente rapporto Censis della Cassa Forense, secondo cui la metà degli avvocati italiani non supera il reddito di 21.233 euro”. L’Anf chiede dunque il ritiro dell’emendamento 129.1000 e la soppressione del comma 10 dell’articolo 129 della finanziaria. Perlatro si tratta di un emendamento del Governo che Anf ha scoperto “con forte dispiacere”.

Si tratta, specifica Di Marco, di “una modifica che conferma le nostre preoccupazioni espresse già lo scorso ottobre, quando -in occasione dell’esame in sede referente al Senato- l’associazione aveva segnalato il rischio concreto che la norma potesse trovare applicazione anche nel patrocinio a spese dello Stato, con effetti potenzialmente devastanti per migliaia di avvocati”. Dunque, ritrovarsela ora nera su bianco è un bel problema. L’Anf ribadisce allora “che la prestazione d’opera professionale comporta già, di per sé, l’obbligo per il professionista di operare nel rispetto delle norme fiscali e previdenziali. Trasformare questo obbligo in una condizione per ottenere il pagamento significa scaricare sul singolo controlli che competono alla Pubblica amministrazione, la quale dispone già delle informazioni necessarie per verificarne la posizione”.

Quella contenuta nella legge di bilancio diventa dunque “una previsione che rischia di compromettere profondamente i rapporti tra professionisti e Pubbliche amministrazioni, generando ulteriori oneri burocratici, incertezza applicativa, ritardi nei pagamenti e potenziali blocchi dei compensi, senza apportare alcun reale beneficio alla lotta all’evasione”. Dunque, una misura “inidonea, inefficiente e lesiva della dignità professionale degli avvocati” per la quale l’Anf invita il Governo a fare dietrofront appellandosi anche a “tutte le forze politiche” affinché si oppongano “in sede parlamentare a un progetto tanto penalizzante”. La legalità e la trasparenza “sono valori fondamentali, ma non possono diventare strumenti di burocrazia paralizzante. È indispensabile cancellare questa disposizione per tutelare l’efficienza amministrativa, la certezza dei rapporti e la dignità dell’avvocatura”, ammonisce Di Marco.

In dettaglio, il testo finito nel mirino, recita Il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti che rendono prestazioni nei confronti delle amministrazioni pubbliche o di altri soggetti con compensi a carico dello Stato, è condizione per il pagamento dei relativi emolumenti”.

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