CALTANISSETTA – La salute pubblica passa anche dai dettagli, da quei dispositivi salvavita che, silenziosamente, presidiano le strade e i luoghi più frequentati della città. A Caltanissetta, ormai da alcuni anni, i defibrillatori semiautomatici sono presenti in diverse postazioni pubbliche: strumenti semplici ma fondamentali, capaci – se usati tempestivamente – di salvare vite in caso di arresto cardiaco improvviso.
In questa prospettiva, assume un significato ancora più profondo il gesto compiuto anni fa da un ex cardiologo dell’ospedale Sant’Elia, che decise di donare un defibrillatore alla città. Il dispositivo venne posizionato in un punto centrale e strategico: l’angolo di Palazzo del Carmine, proprio all’ingresso su Piazza Garibaldi. Una scelta non casuale, considerando l’elevata affluenza di cittadini in quella zona, la presenza di numerosi uffici comunali, e il fatto che la piazza è spesso sede di eventi pubblici di ogni genere.
Ma quel gesto, carico di significato civico e umano, è stato vanificato da un episodio di inciviltà che ancora oggi lascia sconcertati. Circa un anno fa, ignoti hanno rotto la teca che custodiva il defibrillatore e lo hanno rubato. Non solo un atto vandalico, ma un vero e proprio attentato al bene collettivo, che priva la comunità di uno strumento potenzialmente decisivo in caso di emergenza.
L’assenza di quel defibrillatore è particolarmente allarmante, considerando che Piazza Garibaldi, oltre ad essere cuore pulsante del centro storico, è frequentata da cittadini di ogni età, studenti, turisti, famiglie. Inoltre, gli eventi pubblici – concerti, manifestazioni, iniziative culturali – aumentano notevolmente il flusso quotidiano in quell’area, rendendo essenziale la presenza di un DAE attivo 24 ore su 24.
Questo articolo vuole essere un appello. Un invito, rivolto tanto alle istituzioni quanto ai privati cittadini o alle associazioni, affinché si intervenga per ripristinare quella postazione. Un gesto semplice, ma di grande significato, che potrebbe fare la differenza. La sostituzione del defibrillatore può avvenire con fondi pubblici, ma anche con una nuova donazione, magari da parte di chi ha a cuore la salute collettiva e la sicurezza dei luoghi pubblici.
Non è solo questione di civiltà o di decoro urbano, spesso compromesso proprio in quella piazza. È, prima di tutto, una questione di rispetto per la vita umana. Perché un defibrillatore, se presente e funzionante, può essere determinante in situazioni in cui ogni secondo conta.
Lasciare quella postazione scoperta, soprattutto in un’area centrale e ad alta frequentazione come Piazza Garibaldi, rappresenta una grave mancanza. È il segno di un’assenza di attenzione verso il bene comune e verso la sicurezza della collettività.
Ci auguriamo, dunque, che l’appello non cada nel vuoto. Che si possa intervenire con rapidità e responsabilità per restituire alla città un presidio essenziale, magari cogliendo l’occasione per rilanciare un programma di mappatura, monitoraggio e manutenzione di tutti i defibrillatori presenti sul territorio comunale.
Perché la prevenzione non si improvvisa, e il diritto alla salute passa anche da gesti concreti e strumenti adeguati, da assicurare con continuità e senso di responsabilità.

