Un blocco di ghiaccio con all’interno la bandiera della Palestina. È l’opera dal titolo “Libera Libera Palestina” dell’artista nisseno Alberto Antonio Foresta che da ventiquattro ore, a Caltanissetta, è diventata l’oggetto di un’intensa polemica mediatica scoppiata in seguito a un post pubblicato su Facebook dallo stesso artista. L’installazione in questione è stata esclusa dalla mostra collettiva nell’ambito del Festival Trame Contemporanee, a cura di “Progetto Collettivo” e degli organizzatori Matteo Mazza, Jessica Rosalia Romano e Salvatore Maggiore.
Foresta scrive così: “A seguito dell’invito ricevuto dal curatore Matteo, che esplicitamente mi indicava la libertà tematica totale della mostra, dopo aver proposto il tema su cui si sarebbe svolto il mio intervento all’interno di una delle sale della Galleria Civica di Palazzo Moncada, nello specifico il mio puntuale e personale punto di vista sull’attuale guerra in Palestina, mi è stata comunicata l’impossibilità a presentare tale tema attraverso un’opera, in quanto esiste un regolamento dell’attuale Amministrazione Comunale di Caltanissetta che vieta, o sarebbe più indicato dire censura, che all’interno della mostra si possano esporre opere su temi legati a guerre specifiche, o rappresentazioni in cui vengano esposte “bandiere”.”
L’artista, molto conosciuto in città per la sua arte a sfondo sociale e civico, ha espresso il suo rammarico, reputando la vicenda “interessante e grave da più punti di vista”, poiché tale esclusione “occulta la possibilità di narrare alcuni temi, cosa profondamente grave che viola la libertà di pensiero di un artista.” Dunque, Foresta, che come incipit del suo post scrive a caratteri maiuscoli e in grassetto “LIBERA LIBERA PALESTINA”, chiede pubblicamente all’Amministrazione comunale di fare chiarezza sulla vicenda e si domanda se “sia opportuno impedire a un Artista di esporsi su un tema ideologico, politico, sociale a discapito della libertà che lo stesso dovrebbe avere.” E nel suo post continua soffermandosi sul concetto di arte, invitando, altresì, il sindaco di Caltanissetta, Walter Tesauro, nonché il vicensindaco e assessore alla Cultura, Giovanna Candura, a riflettere insieme su tale concetto. Infatti, scrive: “Da sempre – l’arte – non ha il ruolo di accondiscendere e rassicurare il pubblico con il bello o con il consueto, ma di stimolare, di provocare e determinare un dialogo.” Una riflessione che rimanda, poi, al regolamento di cui si faceva cenno, e del quale l’artista Foresta ne chiede la rivisitazione perché “non solo lede la libertà espressiva di un’artista, ma anche il principio del bene comune: vietando l’esposizione della mia opera si è al contempo vietata la visione della stessa da parte del pubblico; che probabilmente sarà ben lieto di non trovarsi nessuna bandiera all’interno del palazzo, nessuna citazione che rimanda alla guerra o ad un’iconografia non convenzionale, ma che così non avrà gli strumenti per poterla contestare o apprezzare.”

Insomma, dichiarazioni, quelle di Foresta, che sin da pochi minuti dalla pubblicazione del post hanno animato i nisseni e costruito una catena di solidarietà tra commenti e condivisioni.
E, infatti, tra le tante voci che si sono espresse sul “Caso Foresta”, c’è anche quella dell’ex sindaco di Caltanissetta e oggi consigliere Comunale, Roberto Gambino, il quale, anch’egli con un post su Facebook, scrive che a suo avviso non risulta esistere alcun regolamento per l’esposizione di opere d’arte a Palazzo Moncada, per cui “non è stata sicuramente questa la ragione di esclusione dell’installazione di Alberto.”
Dunque? La motivazione? Sempre secondo Gambino: “A questo punto ci potrebbe essere stato un intervento da parte dell’amministrazione, dal punto di vista etico e morale che ha giudicato l’opera non idonea. Questo fatto, se realmente accaduto – scrive ancora Gambino –, lo ritengo veramente inquietante perché la politica non può e non deve entrare nel merito dell’opera d’arte condizionandone la sua esposizione.”
Concludendo il suo post, il consigliere Gambino sottolinea il dovere dell’amministrazione e dell’assessore alla cultura di “chiarire l’accaduto nella speranza che ci sia una spiegazione a tutto ciò.”

E tra riflessioni, solidarietà, ipotesi e schieramenti c’è chi trasmette un’interrogazione consiliare all’amministrazione comunale. Sono i consiglieri Armando Turturici e Carlo Vagginelli del gruppo politico Caltanissetta Futura e Democratica che chiedono “con urgenza chiarimenti in merito alla vicenda recentemente sollevata dal maestro Albero Foresta.”
I consiglieri interrogano il sindaco sull’esistenza di un regolamento formale o informale e ne chiedono copia; quale sia stata la decisione di escludere l’opera e se sia stata presa in virtù del regolamento o se, invece, “sia stata il risultato di un intervento politico da parte dell’Amministrazione Comunale. Oltremodo, le ultime due interrogazioni riguardano i princìpi di libertà espressiva e artistica e quale sia la posizione dell’Amministrazione comunale circa la possibilità per gli artisti di trattare temi ideologici, politici e sociali senza subire censura o limitazioni e la possibilità, da parte dell’Amministrazione comunale di rivedere eventuali regolamenti che “che possano limitare la libertà espressiva degli artisti, in particolare per quanto riguarda temi di rilevanza politica e sociale.”

Il “caso Foresta” viene sintetizzato dai nisseni come censura politica, dove l’arte viene imbavagliata e gli artisti vengono trasformati in soprammobili divorati dalla polvere. Una censura smentita dalla nota dell’assessore allo Sport, Eventi e Viabilità, Salvatore Petrantoni, il quale, prima di arrivare alla conclusione definitiva, si sente in obbligo di “comunicare alcuni passaggi essenziali per comprendere meglio la vicenda.” Quindi, ripercorre la storia dell’organizzazione dell’intera mostra collettiva, nata un mese fa, dove alcuni giovani nisseni proponevano un progetto d’arte al Palazzo Moncada in occasione del Natale, e dove gli artisti che avrebbero dovuto esporre potevano essere scelti in piena autonomia dagli stessi organizzatori. Si legge nella nota: “Durante le interlocuzioni tra gli Uffici preposti e i curatori della mostra venivano evidenziate le finalità ed il contesto della mostra stessa in considerazione anche della compresenza di altri eventi contestuali e nello stesso luogo.”
E, dunque, qual è lo scopo della mostra in questione? Diffondere la cultura dell’arte contemporanea nelle sue diverse manifestazioni: pittorica, scultorea, multimediale, musicale etc. Così facendo si sarebbe resa fruibile a tutti, senza alcuna limitazione, nel contesto Natalizio nel quale i curatori desideravano essere inclusi, con accesso assolutamente gratuito.
“Nelle indicazioni sulla gestione delle mostre a Palazzo Moncada – si legge nella nota dell’assessore Petrantoni –, della Direzione VII Ufficio Turismo, Cultura e Sport, esprime tra l’altro che: ‘Le opere che si intendono mostrare non devono essere contrarie a norme morali o giuridiche pena l’esclusione dell’evento.’ Gli Uffici e il sottoscritto Assessore agli eventi, pertanto, hanno chiesto informazioni sugli artisti e sulle opere che avrebbero esposto e hanno valutato in linea con le indicazioni sopradette.”

Ne segue poi, una precisazione, ovvero che “al fine di porre una speciale attenzione alla tutela dei minori, soprattutto nella società del nostro tempo, che tende a “sbattere in faccia” ai giovanissimi, temi di assoluta violenza e di oltraggio alla pubblica decenza, nonché in considerazione del momento storico riguardante la situazione geostorica che ha comportato quotidiani disordini in diverse parti d’Europa, si è invitato il curatore a chiedere ad alcuni autori di poter sostituire le opere ritenute inadeguate al contesto nel quale sono state inserite.”
L’assessore Petrantoni prosegue manifestando la totale apertura ad altre manifestazioni artistiche che vorranno essere proposte all’attuale Amministrazione Comunale e che verranno concesse in contesti diversi e specifici, con l’adozione di tutte le opportune tutele nei confronti dei soggetti più deboli. “Quest’Assessorato respinge con fermezza qualsiasi considerazione gratuita riconducibile a censure – conclude nella nota Petrantoni –, così come del resto è stato ampiamente dimostrato in questi primi sei mesi di eventi e manifestazioni finalizzati alla crescita culturale e al benessere della città e che hanno coinvolto pienamente artisti di qualsivoglia espressione.”
Avendo proposto la cronistoria, pare che il “Caso Foresta” sia stato risolto, che dietro l’esclusione dell’opera sulla Palestina dell’artista nisseno non ci sia una censura politica, ma soltanto una volontà di tutelare i minori e che l’arte in qualunque sua forma rimanga uno degli strumenti più potenti di libertà.