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Messina Denaro: alias muto, vita normale in prestito

Redazione

Messina Denaro: alias muto, vita normale in prestito

Mer, 25/01/2023 - 14:41

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Davanti al gip di Palermo, in sede di interrogatorio di garanzia, ha fatto scena muta. Intorno alle 11 di stamane, Andrea Bonafede che ha prestato la sua identita’ a Matteo Messina Denaro, consentendogli di fare una vita piu’ o meno normale, di acquistare una casa, di comprare un’auto e di sottoporsi alle cure chemioterapiche presso una clinica privata del capoluogo siciliano, si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere. Il tutto e’ durato un quarto d’ora: magistrati e difesa hanno lasciato ben presto il carcere del Pagliarelli dove il geometra 59enne e’ detenuto da lunedi’ scorso, quando e’ stato arrestato con l’accusa pesante di associazione mafiosa.

La sua identita’, per la procura di Palermo, e’ stata utilizzata per un tempo considerevole dal boss castelvetranese. Il gip nell’ordinanza che disponeva la misura cautelare, sottolineava che per “il ruolo di eccezionale rilevanza sia fattuale che simbolica ricoperto da Messina Denaro nell’ambito dell’associazione mafiosa, la figura di Bonafede appare riconducibile a quella dell’affiliato ‘riservato’ al servizio diretto del capomafia”.

E tale qualifica “appare confermata dal protrarsi nel tempo della condotta di Bonafede e dalla reiterazione di condotte di diversa tipologia attuate da quest’ultimo per consentire al Messina Denaro non soltanto di proseguire la sua latitanza, ma altresi e soprattuto per mantenere il suo ruolo di comando nell’organizzazione mafiosa ben dimostrato dalle molteplici risultanze delle indagini che in questi anni hanno condotto ad innumerevoli arresti di affiliati, oltre che da ultimo, al momento dell’arresto del Messina Denaro, dalla sua disponibilita’ di ingenti risorse economiche.

Per il gip Alfredo Montalto, il vero Bonafede “ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro, per oltre due anni, ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identita’ riservata, un covo sicuro, mezzi di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia”. Cosi’ “occorre innanzitutto evidenziare che la difesa minimizzatrice tentata dal Bonafede allorche’ e’ stato sentito subito dopo l’arresto di Messina Denaro (il 16 gennaio 2023) e’ stata gia’ documentalmente e quindi inconfutabilmente smentita dagli accertamenti investigativi che l’hanno seguita”. Si aggiunga – scriveva il gip riprendendo la richiesta dei pubblici ministeri – che le condotte di Andrea Bonafede si sono protratte certamente per molti mesi: le parziali ammissioni della persona sottoposta alle indagini, alla luce dei preliminari riscontri raccolti, confermano che l’acquisto della abitazione e la cessione di un documento di identita’ sul quale apporre la propria fotografia risalgono a un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima autovettura) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Matteo Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede)”.

Bonafede, infatti, “ha senza dubbio fornito all’associazione mafiosa un contributo continuativo di estrema rilevanza, che va ben oltre quello pacificamente attribuito all’autista. Non e’, infatti, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente piu’ pericoloso e piu’ ricercato d’Italia, che pure, come dimostrato dalle innumerevoli indagini di questi anni finalizzate alla sua cattura ha potuto sempre disporre di un’attentissima e ampia cerchia di soggetti che gli hanno consentito di proseguire la sua latitanza e nel contempo le sua attivita’ di direzione dell’associazione mafiosa Cosa nostra quanto meno nell’intera provincia di Trapani, si sia a un certo momento affidato a un soggetto occasionalmente incontrato, non affiliato e che non vedeva da moltissimi anni, per coprire la sua identita’.

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