Salute

Lavoro ai disabili. Diritto o irrazionalità?

Nunzia Caricchio

Lavoro ai disabili. Diritto o irrazionalità?

Mar, 10/01/2023 - 21:52

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“Ho sempre creduto nei numeri. Nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamento. Ma dopo una vita spesa nell’ambito di questi studi, io mi chiedo: cos’è veramente la logica? Chi decide la ragione? La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica, la metafisica, l’illusione e mi ha riportato indietro. E ho fatto la più importante scoperta della mia carriera. La più importante scoperta della mia vita. È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui stasera solo grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni. Grazie”.

L’articolo si apre con le parole di John Nash, matematico ed economista statunitense che rappresentano il significativo discorso tenuto durante la cerimonia che, nel 1994, lo vede protagonista come vincitore del Premio Nobel per l’economia.

Cosa centra un grande matematico con il tema della disabilità? Be’, John Nash aveva una disabilità mentale che gli ha procurato un bel po’ di ostacoli lungo il cammino della vita; eppure ha rivoluzionato l’economia con i suoi studi di matematica applicata alla teoria dei giochi.

“Se sembra impossibile, allora si può fare”.

Ancora, sopra troviamo una citazione di Beatrice Vio, schermitrice italiana e campionessa paralimpica. A undici anni, Beatrice viene colpita da una malattia fulminante – meningite di tipo B ‒ che la conduce alla disabilità fisica. Una limitazione che le ha, però, donato grandi soddisfazioni: l’oro nel fioretto femminile, pubblicazioni letterarie e un programma basato sulla sua personale visione che promuove l’inclusione e la forza di volontà.

John Nash e Beatrice Vio sono due esempi – e la lista sarebbe ancora più lunga ‒ di come la disabilità rappresenti una risorsa per la società.
Nel 2023, purtroppo, si assiste ancora a episodi di discriminazioni legati al mondo del lavoro: i disabili non hanno la capacità di poter lavorare perché limitati fisicamente o mentalmente.
Sarà vero?

Vediamo cosa dice la Legge [1] 12 marzo 1999, n.68 riguardo le norme per il diritto al lavoro dei disabili:
“1. La presente legge ha come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”.

Nonostante ciò, se si osservano i numeri inerenti agli inserimenti dei disabili nel mondo del lavoro, si nota come siano ancora bassi, considerando addirittura il decreto legislativo 151/2015, secondo il quale vi sono dei requisiti numerici che obbligano un’impresa ad assumere diversamente abili. E l’orrore di tale decreto risiede nella parola “obbligo”. Possibile mai che nel 2022 bisogna imporre all’uomo determinate azioni che dovrebbero, invece, essere naturali? La persona disabile è pur sempre una persona; la sua limitazione può essere trasformata in una risorsa, pronta ad arricchire, in primo luogo il soggetto interessato, e in secondo luogo chi gli sta accanto. L’inclusione e l’integrazione sono valori che il Terzo Settore è improntato a promuovere, proprio perché consapevole dell’enorme valore che il portatore di handicap – che sia fisico, psichico o sensoriale ‒ possiede. Sarebbe opportuno invitare chi è affetto da diffidenza e presunzione a trascorrere un’intera giornata con chi, invece, nonostante tutto, riesce a sorridere, è in grado di esprimere le proprie emozioni accettando l’aiuto di un operatore, è capace di oltrepassare i propri limiti e insegnare al mondo che esso ha semplicemente bisogno di umanità.

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