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Santa Lucia in Sicilia: storia, leggenda e tradizione culinaria

Palermomania.it

Santa Lucia in Sicilia: storia, leggenda e tradizione culinaria

Mar, 13/12/2022 - 07:32

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Se gli ottici avessero un loro particolare giuramento da compiere prima di insediarsi, è a lei che si rivolgerebbero. Santa Lucia è la Santa patrona della città di Siracusa e la protettrice della salute degli occhi. Speciale per tutti i siciliani, la ricorrenza del 13 dicembre, è una tra le festività più attese dell’anno, ma non tutti conoscono la storia da cui nasce. Secondo la leggenda agiografica, Lucia – credente e assai fedele alla Parola di Dio e consapevole di avere degli occhi attraenti, alla lettura del versetto del Vangelo di Matteo secondo cui “se i tuoi occhi suscitano peccato, strappali e buttali via“, si strappò gli occhi e li mandò al proprio fidanzato. Di notte, Gesù la venne a trovare e le restituì la vista donandole occhi ancor più belli dei precedenti.

Morta martirizzata a Siracusa nel 304, la città siciliana le dedica ogni anno commemorazioni religiose assai sentite e di antica tradizione.

Il culto legato a questa Santa, non si limita solo alla città siracusana. A Palermo, la festa è un mix tra la venerazione religiosa e l’aspetto prettamente cibario. Secondo la tradizione, infatti, la Santa liberò la città dalla morsa della fame a seguito di una carestia facendo arrivare al porto un bastimento carico di grano. Vista la grande fame cui erano soggetti da tempo i palermitani decisero di non lavorare il grano per ottenere la farina. Per mangiare velocemente, dunque, si limitarono a bollire il grano e a mangiare questo cereale nella modalità più semplice. Da allora ogni 13 dicembre i palermitani ricordano l’avvenimento preparando la cuccìa che, nei secoli, si è trasformata in una leccornia guarnita con ricotta alla cannella, canditi e cioccolato.

Santa Lucia è quindi diventata simbolo di un mercato gastronomico non indifferente, merito soprattutto di lei, sua maestà l’ “Arancina”. La famosissima pietanza siciliana, nota in tutto il mondo, genera una vera e propria festa nella festa; si parla ormai di “Arancina day”. Che sia “accarne” o “abburro”, con spinaci o salmone, tutti la vogliono e così, la polpetta di riso impanata e fritta, è a ruba già dalle prime ore del mattino in qualsiasi bar o fast food made in Sicily.

Le massaie più diligenti, poi, è chiaro che preparano le arancine nella propria cucina e non importa se dovranno lottare per ottenere l’ultimo pacco di riso al supermercato e non importa nemmeno se dovranno sfidare le intemperie per friggere con le finestre aperte. Se tutto questo non bastasse, anche il forno coverà ghiotte sorprese, che poi sorpresa non è ma lo stupore è grande. Lo sformato di patate, nelle sue varianti, semplice con prosciutto e formaggio o sfarzoso con sugo, tritato, funghi e chi più ne ha più ne metta, è un classico intramontabile. Corposo, cremoso, fumante, filante il Gateau è un appuntamento con la felicità.

La nostra Santa, infine, non è celebrata solo qui. Nel bresciano la storia della martire suscita gran fascino perché la tradizione la vuole “vice” di Babbo Natale. Da nord a sud, dunque, ogni festività si riconduce a un momento magico, quello della condivisione che spesso si articola intorno alla tavola, del resto noi italiani siamo più o meno tutti dei gran mangioni.

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