Quando ha deciso di andare via dal suo territorio era buio e faceva freddo.
Un velo di incertezza sovrastava su di lei ma era intessuto con la speranza di poter avere qualcosa di meglio e la convinzione di meritarselo.
Addosso aveva la sciarpa che le aveva dato sua madre. Un oggetto che le regalava un confortevole e caldo abbraccio, una sensazione profonda che le scaldava il cuore e andava ben oltre la protezione regalata dal tessuto di lana.
Le sue mani vibravano a differente intensità. Una, salda e ferma, teneva stretta la mano del suo bimbo. Era “una madre” e doveva garantire fiducia e sicurezza. L’altra, fragile e insicura, stringeva una valigia.
Dentro aveva tutto ciò che le serviva per lei e il suo piccolo: il passato che andava salvato e il futuro che doveva preservare.
Un tumulto di emozioni che l’ha portata lontano, non soltanto fisicamente ma, soprattutto emotivamente. In un luogo dove la paura non è la benvenuta e l’amore deve essere il navigatore della nuova rotta.
Sarà stato il bisogno di esorcizzare quanto vissuto o il desiderio di incoraggiare chi sta vivendo questa situazione di violenza e di dolore a spingere Nunzia Caricchio a prendere in mano la penna e mettere “nero su bianco” ciò che le passava per la testa.
Racconti che non possono essere semplicemente “letti”. Parola dopo parola, infatti, si crea davanti al lettore un’immagine nitida, che trasuda di emozioni e stimola l’empatia.
Un talento emergente che è stato immediatamente notato da una giuria di esperti che, con “L’ammazzafavole” le ha assegnato il Premio Letterario Internazionale Virgilio in Antica Atella. Un riconoscimento arrivato dopo che il racconto “Sono Mia” è stato inserito nell’antologia edita da Historica Edizioni realizzata per il premio della IV edizione del Concorso Letterario “Racconti Campani”.
Venerdì 22 ottobre, a Palazzo Moncada, sede del Consorzio Universitario di Caltanissetta, verrà presentato il suo nuovo libro, “La porta semichiusa”, edito da Alcheringa. A dialogare con l’autrice sarà presente Anna Giannone.
“Ho iniziato a scrivere quando ho conosciuto il dolore – ha racccontato Nunzia Caricchio -. Avido, ti si aggrappa alla pelle, scorticandola. Penetra fin dentro le viscere. Non sapevo come fare per rimarginare le ferite; così ho iniziato a scrivere e scrivere e scrivere. La penna era l’ago; le parole, il cotone. Anno dopo anno, alcune si sono rimarginate, altre sono rimaste crepe nella carne. E il dolore tace, io scrivo per rinascere”.
Anche questa nuova storia affronta il delicato e crudele tema della violenza sulle donne e di come, la vittima, non sempre è quella che in silenzio subisce e accetta l’abuso ma può essere anche chi le sta al fianco.
“La porta semichiusa” è quella della stanza di Sofia, una bambina coraggiosa testimone inevitabile dei maltrattamenti che si consumano tra le mura di casa. Si rifugia fra le pagine della fiaba ‘La Bella e La Bestia’, che prende come esempio nella speranza di realizzare il desiderio di guarire suo padre Tommaso, quel padre la cui infanzia è calpestata, e che arranca nei giorni come un randagio, crescendo in fretta fra traumi e abbandoni che ne plasmano l’animo nero, imprigionato in un limbo tra giusto e sbagliato, tra rabbia e paura. Vittima o carnefice? Tommaso ha già scelto chi essere. E lo ha fatto anche per Sofia.
Un racconto che, già dalle anticipazioni della quarta di copertina lascia uno spunto di riflessione finale. Quella raccontata è la storia di Sofia, dell’innocenza di una bambina, di una fiaba e il desiderio di voler guarire un padre violento. Quanto coraggio c’è in una donna?” E soprattutto, per quanto tempo ancora dovremo chiedere alle donne di avere “pazienza” prima che, veramente, venga sradicata questa cultura di abuso, prepotenza e violenza? Quanto ancora bisognerà vederle e “saperle” soffrire in silenzio e nel timore del presente?
L’appuntamento con Nunzia Caricchio è per venerdì 22 ottobre alle ore 18.30, nella sede del Consorzio Universitario in corso Vittorio Emanuele a Caltanissetta.
