Approda alla Mostra del Cinema di Venezia nel giorno del 55° compleanno: è il sogno realizzato da Tony Gangitano, regista nisseno, che stasera sarà al Lido per la proiezione del film da lui diretto “Lupo Bianco”, prodotto da Antonio Chiaramonte e Carlo Olmo, con un cast prestigioso, tra cui Sebastiano Somma, Remo Girone, Morgana Forcella, Giulia Jelo, Vincente Riotta, Gaetano Aronica, Rosario Petix. «Non avrei mai immaginato di festeggiare uno dei miei compleanni a Venezia – dice Gangitano – con un film da me diretto selezionato per il Premio Starlight International Cinema Award per l’impegno sociale. Sono grato al produttore Antonio Chiaramonte e agli autori Stephanie Beatrice Genova e Alessandro Ferrara». Gangitano è riuscito a raggiungere un traguardo che ha inseguito con passione e caparbietà: «Non dimentico le tante porte in faccia che mi sono state sbattute – dice – ma adesso mi godo questo momento con mio figlio Pierluigi che mi ha collaborato alla regia e che vuole fare l’attore». «Cominciai a 13 anni con papà Luigi con “Radio Sicilia 1”, emittente del “popolo” – ricorda il regista – Tante trasmissioni anche notturne, musica e dediche: qualche fornaio ci portava il pane fresco appena sfornato…». La passione per il cinema l’ha sempre coltivata, ma sembrava un sogno irrealizzabile. «Quando tornai in città, dopo il servizio militare, decisi di sposarmi con Rosangela Gioè, che mi dato due splendidi figli, Selene (ora mamma di due figli) e Pierluigi. Per mantenere la famiglia lavoravo sodo come capo cameriere, ma facevo sempre qualcosa con mio fratello Fabio, che ha poi curato qualche colonna sonora di miei film. Cantavamo nelle feste, nei matrimoni e nei quartieri. Ma la passione era sempre il cinema». «Una mattina esco da casa e vedo, in contrada Santa Lucia, un manifesto con il quale l’emittente Tcs di Massimo Pastorello cercava attori e figuranti per nuovo film di Alessandro Dirobilant – rievoca Tony Gangitano – Mi presentati per il primo provino e andò bene. Poi ce ne fu un secondo a Reggio Calabria e mi “fregò” Beppe Fiorello nel ruolo del sindaco del paese. Il film era “I fetentoni” del 1999. Fiorello aveva già un agente, io mi ero presentato da solo. Ma non mi demoralizzai e mi dedicai alla recitazione. Avevo fatto teatro, con i consigli di Giorgio Villa e Peppe Nasca». La svolta nel 2008, con il regista Salvo Bonaffini di Mazzarino e il film “Pagate fratelli”, sulla storia dei frati di Mazzarino accusati di estorsione. «Bonaffini mi affidò il ruolo di coprotagonista, ero un carabiniere. Nel 2010 quando conobbi Vincent Riotta, attore britannico, originario di Mussomeli. Ho scritto una parodia con mia figlia Selene, andammo a Mussomeli e cominciai a seguire un corso di Riotta. Parlai tantissimo con lui, mi ha incoraggiato, frequentai corsi a Roma, Milano, Palermo, Catania». Nel 2012 un lavoro con Angelo Sferrazza di Canicattì: «Presi la regia de “Il viaggio della vita” – ricorda Gangitano – ma da allora non ho mai più smesso di fare l’attore. Nel 2013 arriva “Ricor – di” su alcol e droga, nel 2015 “Un santo senza parole”, altro lungometraggio, nel 2016 a Caltanissetta ho realizzato un corto sulla violenza di genere “Oc – chi di Monique”e nel 2017 un altro film “Entro mezzonotte”. Voglio ricordare anche uno spettacolo teatrale sulle miniere del 2019, con testo di Gianni Amico, che morì tre giorni prima dell’evento». L’anno scorso a Gangitano viene proposta da Diego Camilleri la regia di “Lupo bianco”: «Un film girato nei mesi della pandemia, ma il risultato è stato straordinario – dice il regista Gangitano – Adesso c’è la proiezione a Venezia e sono felice perché uno degli attori protagonisti, Remo Girone, avrà il premio alla carriera. Lo ricordo ne “La Piovra” in tv, nel 1987: che gioia lavorare con lui. E ora saremo insieme a Venezia…».
di Redazione 3
Sab, 06/12/2025 - 13:24

