Continuano ad essere ammantata dal silenzio la destinazione futura degli undici locali di corso Umberto che la famiglia Profeta ha donato al Comune.
L’offerta fu formulata ai tempi dell’amministrazione Ruvolo ma soltanto lo scorso anno (con l’Ammini – strazione Gambino) si è arrivati alla stipula dell’atto di donazione dei suddetti locali che sono sparsi nel tratto di corso Umberto che va da piazza Garibaldi al viale Regina Margherita.
A far riaffiorare il ricordo di quello che non è ancora stato (nel senso che non si conosce al momento l’utilizzo che l’Amministrazione intende fare di questi locali, o per lo meno non è stato ancora deliberato alcun atto che lo faccia intendere) è un nostro lettore che ha deciso di sfogare la sua amarezza per la mancata attuazione di un progetto da lui proposto all’Amministrazione in carica.
«In quanto presidente di un’associazione culturale cittadina che proprie quest’anno celebra i 30 anni di attività – dice – e avendo ricevuto negli anni da vari amici la donazione di libri che erano stati già letti dai proprietari o che stavano diventando ingombranti negli scaffali delle rispettive abitazioni, circa 6-7 mesi fa ho prospettato all’attuale assessore alla Cultura l’idea di istituire una “biblioteca di quartiere” che avesse come obiettivo lo scambio di libri usati (romanzi, saggistica) con il principio “uno vale uno”, a prescindere del prezzo di copertina, ovviamente escludendo libri che andassero al di là del comune senso del pudore, che non avessero carattere tale da non rispettare ogni confessione religiosa, il tutto nella forma della massima gratuità».
Il lettore aggiunge di avere pensato anche alla possibile ubicazione della “biblioteca di quartiere” da lui proposta: «Nel momento in cui formulai l’offerta, avanzai anche la richiesta di ricevere in comodato d’uso gratuito uno dei tanti locali vuoti di cui il Comune è diventato recentemente proprietario, e nello specifico indicai un locale nel quartiere San GiuseppeProvvidenza, nella parte di corso Umberto che va da piazza Garibaldi a viale Regina Margherita.
Ne parlai anche con l’assessore al Patrimonio ma sinora non ho ricevuto alcun riscontro».
Detto ciò, il nostro interlocutore si abbandona ad una considerazione amara: «Come si può sperare di diventare “Capitale nazionale del Libro” (concorso nazionale vinto da Vibo Valentia a cui Caltanissetta ha recentemente partecipato, ottenendo l’acces – so alla finalissima assieme con altre cinque città italiane; n. d. r.) se non si tengono in considerazione proposte come quella che io ho formulato nell’autunno dello scorso anno? Ciò non annulla tuttavia il mio personale rammarico, così come quello di tanti altri concittadini, per il fatto che la nostra città non ce l’ha fatta ad ottenere questo importante riconoscimento. Penso però che se l’obiettivo non è stato raggiunto, qualche motivo ci deve essere».

