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Le Tessere e il Mosaico: i Vangeli Apocrifi

Don Salvatore Callari

Le Tessere e il Mosaico: i Vangeli Apocrifi

Dom, 30/05/2021 - 07:45

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L’argomento di oggi, che sa di meticolosità storico-biblica, forse non è di interesse comune; riguarda quelli che affrontano questi problemi, solitamente intesi come “complicati” e quindi per molti è un argomento di scarso interesse. Tuttavia, c’è stato qualcuno mi ha fatto richiesta di parlarne anche succintamente.

La parola “apocrifo” non è facile incontrarla in occasione di comune conversazione. Vediamo prima di tutto il significato “letterario”, che la considera un aggettivo che indica “dottrine NASCOSTE, OCCULTE”, riferendosi a scritti messi inizialmente a disposizione solo di pochi perché ritenuti non di facile comprensione. Essi trattavano argomenti assai complessi e non valeva la pena di portarli a conoscenza di tutti e così non venivano attenzionati da dottrine dall’interesse comune. I fatti, la narrazione che fanno, non sono del tutto censurati, e pertanto venivano considerati meno validi per la Chiesa ed eliminati dal contenuto dei libri canonici, così detti perché sono stati approvati e riconosciuti di grande valore e veritieri, dalla autorità competente. E comunque la Chiesa nega loro ogni carattere soprannaturale, nonostante gli autori per avvalorarsi dinanzi ai lettori sfruttavano nomi di alto prestigio per offrire garanzie di sicurezza, e così sono nati i Vangeli apocrifi di Pietro, di Nicodemo, di Tommaso, ignari di questo diritto di paternità letteraria. Pur se narrano fatti che riguardano Gesù e la sua storia includendo verità di fantasia, altre volte contengono narrazioni che scendono a livello di “fatterelli EDIFICANTI E TALVOLTA DEL TUTTO DI FAVOLE”. Si capisce che siamo lontani dallo stile dei libri canonici e dal punto di vista della Chiesa sono inaccettabili, anche se hanno frammenti di verità e di elementi storici che rispondono alla verità. In questo settore è da includere il più famoso e più credibile: il vangelo apocrifo di Giacomo, che fa riferimento alla Madonna, e parla della Annunciazione, dei magi, della strage degli innocenti, ed elabora i fatti con inserzioni di carattere ambientale su Gerusalemme. Per gli studiosi biblici, l’argomento trattato così, in modo semplice, quasi popolare, non è un contributo alla cultura biblica.

Per quanti tra i comuni fedeli si accontenteranno di questi elementi essenziali, almeno per non fare confusione con i libri canonici “I Quattro Evangeli”, “Le lettere degli Apostoli” e “L’ apocalisse”, può bastare. Concludo l’abituale conversazione della domenica con la speranza di aver suscitato un minimo di interesse per uno spicchio di cultura biblica.

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