E’ in svolgimento il triduo di celebrazioni in onore di San Biagio, la cui ricorrenza ricade domani. Quello verso il Santo protettore della gola è un culto antico a Caltanissetta, dove sono state ben tre le chiese a lui intitolate a partire dal Cinquecento.
Nell’attuale parrocchia guidata da don Mario Alcamo oggi alle 17,30 sarà recitata la coroncina di San Biagio che precederà la celebrazione della messa cui farà seguito la benedizione delle “cudduredde”, seguita dal sorteggio di una statua del Santo. Domani, giorno della festa, saranno celebrate messe alle ore 10, alle 17 e alle 19 con la distribuzione dei pani di San Biagio. A causa della pandemia, la consueta benedizione della gola sarà effettuata in forma comunitaria e a distanza.
Né si è potuta svolgere l’anch’essa tradizionale processione con il quadro del Santo che si conserva in chiesa assieme alla sua reliquia. L’attuale parrocchia di via Leone XIII ha una storia abbastanza recente: fu istituita dal vescovo mons. Francesco Monaco con bolla dell’8 dicembre 1960, acquisendo come proprio territorio parte di quello della Regina Pacis. Ne fu primo parroco don Michele Alù.
Per oltre quattro anni venne ospitata in alcuni garage ristrutturati, messi a disposizione in viale Sicilia dall’Istituto Case Popolari in attesa della costruzione dell’odierna chiesa con finanziamenti ministeriali e regionali, in un’area donata dall’Ina Casa. Fu solennemente benedetta e aperta al culto il 28 giugno 1965. Ma prima di essa, come detto, di chiese di San Biagio ne sono anticamente esistite altre due in città, che ha elevato il Santo a suo compatrono, così come lo è della Diocesi.
La prima chiesa, secondo gli antichi storiografi, risaliva a prima del Cinquecento: sorgeva a monte dell’odierna scalinata Duca degli Abruzzi, quindi vicina a dove sarebbero stati edificati il convento e la chiesa di San Francesco.
Da un atto notarile si evince che nel 1534 la confraternita dei contadini (costituitasi nel 1521) la riedificò in un locale attaccato all’abside della chiesa di San Giovanni: questa seconda chiesa nel 1854 divenne lazzaretto per i colerosi, per poi essere soppressa al culto dopo il 1860 ed adibita per qualche tempo a carcere, prima di andare distrutta.
Risale ad epoca antica la tradizione delle “cuddureddi di San Vilasi” che venivano benedette e distribuite ai devoti.

