Salute

“E sedutosi … li ammaestrava”: Le mie pecore ascoltano la mia voce (di don Salvatore Callari)

Don Salvatore Callari

“E sedutosi … li ammaestrava”: Le mie pecore ascoltano la mia voce (di don Salvatore Callari)

Lun, 13/05/2019 - 07:10

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Oggi  è la domenica del Buon Pastore. La liturgia vuole mettere in evidenza che Gesù è come il Buon Pastore che si prende cura delle sue pecore con grande attenzione e premura. E’ un paragone che oggi nella nostra cultura ,non trova grande accoglienza   ma al tempo di Gesù ( e anche  da noi  non molto tempo fa ) era di facile comprensione perché era facile incontrare nelle campagne, nei dintorni del paese e  nelle periferie cittadine , dei greggi e i loro pastori intenti a guidarli e difenderli. L’immagine ci presenta la scena di una grande tenerezza e si rimane stupiti quando  si ascolta la affermazione : “ Io conosco le mie pecore, lo dice Gesù,  e possono dirlo anche gli “ umani pastori” delle loro pecore.  E’ ancora vera la espressione: “ le mie pecore conoscono me” :E qui è necessario scavalcare la metafora e riferirci specificatamente alle “ pecorelle” che siamo noi, che sono tutti gli uomini. Io credo che si possono interpretare, come taluni fanno, le due espressioni di Gesù in un senso che forse è diverso da quello che  appare. “ Io sono il buon pastore”. I pastori nell’Antico Testamento non erano solo quelli che pascolavano il gregge, ma era un titolo che si dava a quanti avevano responsabilità di comando e di guida per la comunità. Dunque un titolo e un compito onorifico. Gesù può ben attribuirselo anche in questo senso, oltre a quello di “ pascolatore”. Interessante è, poi, : “le mie pecore mi conoscono. Vuole essere un dato di fatto ? Potrebbe essere. Pensiamo, però, anche  così: “per potersi dire pecore di Gesù occorre che si ascolti la sua voce. Come se dicesse : state attenti sono mie pecore coloro che mi ascoltano . Non lo sono quelli che non lo ascoltano.  Quale è , allora, il messaggio, o l’invito,. Se volete essere mie pecore non  dovete solo ascoltare con le orecchie, ma con il cuore, con la volontà, con sinceri sentimenti di amore. Solo così si crea la condizione di “ comunicazione”, o di “ comunione”, che fa incontrare Gesù con profondo spirito di fede. Gesù ricambia e promette: “ le mie pecore non andranno perdute, nessuno le rapirà dalla mia mano” Da qui nasce in noi la fiducia , e giustamente possiamo dire, come avviene  facilmente : “ siamo nelle mani di Dio” e questo ci rassicura e ci conforta.   AUGURI  A  TUTTE  LE  MAMME.

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