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“E sedutosi… li ammaestrava”; “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto” (di don Salvatore Callari)

Don Salvatore Callari

“E sedutosi… li ammaestrava”; “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto” (di don Salvatore Callari)

Lun, 08/10/2018 - 07:00

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Quello che ci propone la liturgia di questa domenica, non è  difficile da capire ma difficile da accettare ( almeno da coloro che hanno l’ardire di opporsi alla volontà di Dio ) L’argomento che appare in assoluta chiarezza è il matrimonio. Quanti  siano, oggi, gli aspetti che lo riguardano e che sono in perpetua e irriducibile discussione, è impossibile saperlo e tanto meno è opportuno parlarne qui. Mi sembra che possa  essere utile rilevare due punti: il valore della “indissolubilità” e il dovere di rispettarla e la “natura” ( o la qualità, la struttura, la concezione essenziale  di questa realtà così nobile e così snaturata,  così fondamentale e così ridicolizzata. Ovviamente il discorso, per fortuna,  non è riferibile alla maggioranza della popolazione  sia nazionale che mondiale. Il primo punto riguarda kl “divorzio”.  Non è uno “strumento giuridico”  nuovo. Già al tempo di Mosè la questione era sul tappeto. Il richiamo  alla volontà del Creatore non fu sufficiente per sensibilizzare gli interessati: “l’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto”.  E Mosè, tuttavia,  concesse , data la invincibile irragionevolezza del popolo, la possibilità del “ ripudio”  ( il divorzio). Gesù, però, ribadisce, “ma all’inizio non era così”. Fu la durezza del cuore che condusse ad una decisione forzata e inopportuna. Gesù diceva “E’ stato detto, ma io vi dico” e aveva l’autorità di ribaltare  la situazione. Il secondo punto ci sembra debba essere la “natura” del matrimonio: “ Maschio e femmina Dio li creò”. Nacque la famiglia collaudata dai secoli che ora viene posta sul piano delle assurdità e del farsesco. Si cercano ragioni e scuse e nuove ideologie. Ma perché non deve bastare il rigetto, più che ragionevole e significativo e maggioritario, da parte della sana logica, della “ovvietà” della “natura , appunto”. Della famiglia che “crea”, che “moltiplica”, che “genera”  l’umanità. Il rispetto della singole persone ? Certo. Ma se delle persone di ottima serietà e moralità compiono un qualsiasi crimine,  non si potrà negare il dovere della condanna del fatto, di valutarlo nei termini più dignitosi, più conformi  al rispetto dei diritti dell’uomo  e più conformi alla volontà del Creatore, cosa su cui si sorvola con inaccettabile leggerezza. Pur lasciando agli “indecorosi” operatori di “indecorose” pretese il diritto del dovuto rispetto. Almeno così vuole  la ipocrita civiltà.

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