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Mafia, distributori carburanti in mano a clan di Palermo con frode fiscale da 38 milioni di euro: nove arresti

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Mafia, distributori carburanti in mano a clan di Palermo con frode fiscale da 38 milioni di euro: nove arresti

Ven, 12/01/2018 - 11:11

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PALERMO – Una frode fiscale per 38 milioni di euro ed un’evasione, per il mancato versamento di accise dovute su carburanti e lubrificanti per circa 2,5 milioni di euro, e’ stata scoperta dalla Guardia di finanza di Palermo che ha arrestato 9 persone e sequestrato 5 distributori gestiti da prestanome di persone indicate come vicine a Cosa nostra. Due degli indagati sono finiti in carcere e gli altri sette ai domiciliari. Inoltre, sono stati notificati 13 obblighi di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, otto dei quali integrati dall’obbligo di dimora a Palermo. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Palermo e hanno permesso alle Fiamme Gialle di denunciare complessivamente 43 persone, ritenute facenti parte di un’associazione a delinquere dedita al trasferimento fraudolento di valori, alla frode in commercio, alla frode fiscale e alla commissione di altri reati.
In carcere sono finiti Danilo Lazzarotto, 35 anni, di Bagheria, e Rosario Montagna, 32 anni, di Palermo, ed ai domiciliari Cosimo Vernengo, 53 anni, di Palermo, Giorgio Vernengo, 42 anni, di Palermo, Natale Di Cristina, 69 anni, di Palermo, Carmelo Munzone, 61 anni, di Catania, Filippo Tirendi, 74 anni, di Gravina di Catania, Alessandro Primo Tirendi, 35 anni, di Gravina di Catania, ed Eugenio Barbarino, 33 anni, di Mascali, in provincia di Catania. Contestualmente, i finanzieri del Gruppo e del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria hanno sequestrato 5 distributori stradali di carburante, tutti a Palermo, rispettivamente in Via Roccella 161, in Via Leonardo da Vinci 392, in Viale Campania, in Corso Tukory 169, in Via Messina Marine 435.

Le indagini sono state avviate nel 2013. Controllando uno dei distributori stradali coinvolti, gli investigatori hanno scoperto che il sistema di misurazione delle quantita’ erogate era stato manomesso, cosi’ da far apparire di aver venduto un numero di litri superiore rispetto a quello effettivamente consegnato al cliente. I successivi accertamenti hanno permesso alle Fiamme gialle di confermare l’esistenza di un’associazione a delinquere che, attraverso la fittizia intestazione a compiacenti prestanome di una serie di distributori stradali di carburanti, avrebbe realizzato una frode fiscale particolarmente consistente se si pensa che sono state emesse fatture per operazioni inesistenti per quasi 38 milioni di euro e, in conseguenza, e’ stato causato un danno allo Stato derivante dal mancato incasso di Iva per quasi 7 milioni di euro. Inoltre, i finanzieri hanno verificato anche una evasione delle imposte (denominate “accise”) dovute su carburanti e lubrificanti per circa 2,5 milioni di euro, realizzata attraverso l’alterazione dei misuratori degli impianti di distribuzione, l’importazione illecita di olio lubrificante dall’Albania e la vendita di gasolio destinato al rifornimento delle navi (che e’ esente da accisa) come normale carburante per autotrazione.
Le indagini, sottolineano gli investigatori, hanno consentito di evidenziare l’interesse di Cosa nostra nel settore economico. Pur non essendo stata formulata alcuna contestazione per reati connessi alla criminalita’ organizzata, e’ emerso il ruolo importante ricoperto da persone vicine all’associazione criminale, qual e’ Cosimo Vernengo, gia’ sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, che si e’ avvalso della collaborazione del fratello Giorgio nella gestione reale dei distributori di carburante e nell’ideazione e attuazione della frode.
“Gli arresti e il sequestro dei distributori di oggi, nonche’ le conseguenti attivita’ di natura fiscale che i finanzieri si apprestano a svolgere, permetteranno di ristabilire un sistema di concorrenza leale – tengono ad evidenziare gli investigatori -, gravemente minata dalla presenza sul mercato di soggetti che, in forza dell’attivita’ illecita, sono in grado di vendere prodotti a prezzi inferiori rispetto agli imprenditori onesti e di recuperare consistenti risorse, la cui destinazione ad attivita’ sociali contribuira’ alla crescita del Paese”.

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