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Io entro… ho il pass…

Don Salvatore Callari

Io entro… ho il pass…

Lun, 08/05/2017 - 07:30

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IO   ENTRO   …… HO  IL   PASS  ….. !     è per un controllo ? o per una autorizzazione ?   No  !   Meglio dire : per una” identificazione”. Ma non siamo alla frontiera, né  all’aeroporto  . Siamo  davanti … alla porta della Chiesa.  Più significativo è dire, anche se è più difficile a capirsi  : “ siamo davanti alla porta di Gesù. Anzi, più esattamente , dinanzi alla “ Porta – Gesù” : Io sono la porta . Vorrei che questa breve , forse insolita, introduzione, fosse compresa come antifona preparatoria al discorso che faremo. Quarta domenica di Pasqua. Domenica del Buon Pastore.  Ma è una espressione  restrittiva, rispetto al testo evangelico. Infatti andrebbe meglio : “ Domenica  di Gesù Buon Pastore e Porta di sicurezza “ . La figura del Pastore era molto presente nei testi della Bibbia dell’Antico Testamento  e poi anche del Nuovo Testamento, il  Vangelo.  Meno usata la metafora della Porta. Diciamo subito che il brano evangelico è diretto al “ pastore” e alle  “pecore”.. Ci trasferiamo al presente e diciamo : “ ai pastori”, cioè responsabili delle comunità, cioè il  “gregge”  e poi  i fedeli cristiani., “le pecore.” Siamo abituati ( d’ambo le parti )  a produrre,  e ad ascoltare, discorsi di monito, raccomandazioni, rimproveri, censure e condanne, rivolti al “ popolo di Dio “  Raramente “ le telecamere”  risultano puntate  sui “ pastori”.  Io credo che, con molta chiarezza  o, in controluce , si rileva che dal Vangelo possiamo ricavare un doppio avvertimento. Uno “ alla responsabilità” ( per i pastori “), e uno alla “consapevolezza di appartenenza”. al gregge, alla comunità ( i fedeli)  . I pastori scelti a curare gli interessi spirituali dei fedeli, e questi ad avere la consapevolezza di appartenere al gregge con una appartenenza che non  deve essere contrassegnata solo da abitini, distintivi, cordoncini, bandiere e stendardi. E’ essenziale  che queste due “ identità”  vivano un rapporto    sincero ed intimo. “ Io conosco le mie pecorelle ed esse conoscono me “  Ed anche : “ il pastore conduce le sue pecore, cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono “ . Se questo non avviene, come si può pensare ad una Chiesa comunione, una chiesa comunità, una chiesa famiglia” ?  Quando vige un regime di “scollamento” di negligenza, o di disinteresse, o , apatia, ( da funzionari ) da un lato,  e dall’altro di disistima, di sfiducia,  quasi in un sordo dissidio, o una sotterranea  opposizione, ( a qualsiasi livello ) ; un clima di screditamento… a  vicenda. Così si costruiscono “muri” di ombra opaca, di  “fumo illusorio “ . Una intelligente appartenenza al gregge, serve a creare fraternità; una consapevole  comprensione della “responsabilità” può favorire l’aria di famiglia  e l’insorgere di sentimenti di amicizia e affettuosità. “ Tu, Pastore di Israele, ascoltaci;  conducici ad acque tranquille e verdi pascoli. Additaci, Signore, la tua verità e noi la seguiremo”.

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