Salute

L’intervista. Carmelo Iacono, “l’oncologo manager” 3.0

Donatello Polizzi

L’intervista. Carmelo Iacono, “l’oncologo manager” 3.0

Sab, 18/03/2017 - 20:02

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“Il rispetto professionale e sociale verso tutti e la famiglia, le mie due direttive, quelle che hanno guidato la mia vita ed il mio progetto di vita”. Carmelo Iacono, 65 anni, direttore generale dell’ASP Caltanissetta, si racconta al Fatto Nisseno. Un percorso esistenziale ricco di umanità, di gioie, di dolori, di intuizioni brillanti: un viaggio a ritroso iniziato nel lontano 1976 con il conseguimento della laurea in medicina, il primo passo di un cammino che ancora prosegue, di un uomo che si è dedicato anima e corpo al suo sogno.
“Scelsi oncologia perché allora era una disciplina giovane, avevo la possibilità di crescere insieme a lei. Non c’erano i grossi ‘baroni’, categoria che ho sempre combattuto perché per me prima di tutto viene la meritocrazia. Prima ho costruito i mie titoli professionali, tre specializzazioni: Chirurgia generale ad indirizzo oncologico, oncologia medica e anestesia e rianimazione. A Ragusa, dove vi era la prima divisione di oncologia nata in Italia, sono cresciuto come uomo e come medico. Grazie al mirabile primario Sebastiano Ferrera ed a mio zio Luigi, fratello di mio padre, ai tempi aiuto anziano, ho appreso l’arte medica. Caratteristica fondamentale del medico artigiano, ricordiamo sempre che parliamo di 40 anni or sono, capace di sopperire con le sue conoscenze alle carenze della strumentistica”. Frammenti di passato ancora molto vivi come svela l’appassionato tono della voce. “Volevo contrastare i viaggi della speranza, creare al sud Italia un’assistenza qualificata per i malati oncologici. Nel 1982 attivammo il day hospital, cresceva l’oncologia e cresceva la nostra unità operativa”.
Un crescendo di impegno ma anche di responsabilità. Nel 1991, a soli 39 anni Carmelo Iacono diventa primario, è il più giovane d’Italia: imposta il ‘suo’ progetto. Il ciclo di assistenza è all’avanguardia e completo: chemioterapia prima dell’intervento, poi l’intervento ed anche il trattamento successivo. Nel 1994 al via la sottoscrizione “progetto Icaro” per la raccolta fondi per l’acquisto di un accelleratore lineare. Iacono coinvolge l’Airc che promette “se raccogliete più di 600 milioni, il resto lo mettiamo noi”. Detto, fatto: la sottoscrizione supera gli 800 milioni. Iacono vola a Milano per acquistare un acceleratore lineare da 6 Mev e nel 1998 a Ragusa si inaugura la radioterapia.
Tutto quasi…troppo bello per essere vero. La direzione strategica del tempo decise che Iacvono avrebbe dovuto fare solo attività medica e la sala operatoria fu chiusa. Per capire l’impatto sociale negativo di quella decisione, basti ricordare che furono raccolte oltre 8.000 firme in pochi giorni per dire no a quella scelta scellerata: tutti chiedevano a gran voce di riaprire la chirurgia.
Carmelo Iacono, non molla, decide (poiché consentito dall’allora Legge Bindi) di proseguire ad operare utilizzando le case di cura. La sua “ostica” volontà di non abbandonare i pazienti, di non distruggere ciò che era stato creato, acuisce lo scontro con la direzione. Si apre un’indagine penale, Iacono finisce sotto processo per peculato e concussione. Il tono della voce cambia, diventa ombroso. Ricorda: “L’accusa chiamò oltre 50 testimoni che parlarono tutti in mio favore. Decisi si rinunciare ai miei testi. Sono stato assolto perché il fatto non sussiste ed il giudice, nel dispositivo della sentenza, mise una virgola dopo la motivazione e aggiunse tutti i testi interrogati hanno manifestato apprezzamento per la grande umanità e la professionalità dimostrata dal dottore Iacono”. Il buio si squarcia, la luce torna a splendere. Decide allora qualcosa di inusuale: a sue spese compra tre pagine su tre quotidiani differenti in cui pubblica per intero la sentenza. E’ il momento di tornare a lottare per trasformare in realtà il suo disegno.
Nel 2005 la nomina a direttore del dipartimento oncologico che viene allocato presso l’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa Ibla. Altra intuizione, l’arte in medicina. Per curare una paziente sottoposta a chemioterapia che era depressa, durante la ristrutturazione, Iacono la invita a sviluppare un tema pittorico: i dodici mesi. La ciclicità senza inizio e senza fine, il perpetuarsi della vita. La paziente realizza dodici quadri ad olio, corredate da poesie. Ma non finisce qui. Coinvolti gli alunni della scuola d’arte “Salvatore Fiume” di Comiso. Il Gruppo di Scicli, i “dodici Movimenti” di Acireale, il collettivo Bai di Comiso e il fotografo Giuseppe Leone: tutte le opere arredano e abbelliscono il dipartimento.
Non c’è tempo per fermarsi a riposare sugli allori. Iacono nel suo racconto, svela, spiega, illustra, come cresce l’oncologia, come cresce il suo impegno, come crescono le sue idee. Pari alla sua voglia di raccontarsi, di fissare nel tempo. Nelle ore trascorse insieme, ci rendiamo conto di non avergli fatto neanche una domanda. Prosegue nel suo ricordare, tirando fuori parti di “vita”. Non mancano i riconoscimenti: nel 2007 è eletto presidente dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica).
Il resto è storia recente. Il bando per direttori generali, la domanda, il superamento delle due selezioni. Arriva la telefonata dell’allora assessore alla Sanità Regionale Siciliana, Rita Borsellino: “Carmelo, vorrei affidarti l’ospedale Cannizzaro”. Il giorno della firma del contratto il governatore Rosario Crocetta incontra Iacono: “Mi hanno parlato benissimo di lei, che è stato presidente degli oncologi. La mia provincia è sotto questo profilo a rischio: ho deciso di affidarle l’azienda provinciale sanitaria”.
Iacono, consapevole delle responsabilità, non esita ad alzare la posta: “Io accetto soltanto se lei e l’assessore mi garantite massimo appoggio”. Il Governatore è laconico: “Le daremo una mano”. Iacono ribatte prontamente: “Non ci siamo capiti, le mani devono essere due”.
Non nega: “Apprezzo molto la sincerità di Crocetta, ad oggi non mi ha mai condizionato su niente. Il suo rapporto con me è stato improntato alla massima correttezza”.
Eventi che si succedono in maniera tumultuosa: come tenere dritto tra le mani il timone della rotta della vita? Iacono torna a sorridere, la sua risposta è immediata: “La famiglia”.
Inizia dal padre, Giuseppe, laureato in filosofia: “I suoi due consigli mi hanno sempre guidato. Rispettare sempre gli altri e megghiu na vùota arrussicari ca cìentu vùoti aggiarniari (Meglio arrossire una volta che farsi giallo di bile cento volte), avere sempre il coraggio di fare la cosa giusta onde evitare di pentirsene tutta la vita. Mio nonno aveva dodici figli, ne fece laureare sette. Il fratello di mio nonno è Mons. Giovanni Jacono, avviato alla beatificazione: questo traccia il quadro degli insegnamenti che hanno permeato la mia famiglia e dunque il mio essere”.

Carmelo Iacono con la moglie Pinella e le figlie Maria Ida e Daniela
a Washington

Di famiglia in… famiglia il passo è breve: “Mia moglie Pinella, pediatra, e le mie due ‘ragazze, Maria Ida e Daniela. Hanno tollerato le mie assenze e creduto nel mio progetto e aiutato a realizzarlo”. L’orgoglio paterno prende il sopravvento: “Maria Ida è biomedico, laureata al Politecnico di Milano, dottorato a Boston ed attualmente lavora a alla FDA (Food and Drug Administration) di Washington. Ha realizzato un modello funzionale di encefalo ricavato da risonanze magnetiche: il giorno della pubblicazione, ha collezionato oltre mille download ed è stato preso in carico per utilizzarlo da oltre dieci gruppi internazionali. Daniela, invece, ha scelto Oncologia ed attualmente lavora al San Camillo di Roma”. Le parole trasudano fierezza; la certezza di essere stato un buon genitore nonostante gli impegni professionali, di aver perpetrato e portato avanti i valori che Carmelo Iacono aveva ricevuto da papà Giuseppe e mamma Ida, che lui definisce maestri di vita. Un amore familiare che non è un semplice messaggio verbale ma un “fatto” sostanziale che riempie ogni sua attività. Siede al pc ed iniziamo a cercare tra le sue foto quelle che potrebbero corredare questo articolo; scorre centinaia di scatti, soggetto ricorrente: la famiglia. Un segno tangibile della voglia e necessità di fermare attimi di vita familiare, da conservare, custodire e rivivere.
Ma tra le foto anche tanta arte e moltissima cucina: già cucina, altro grande amore di Carmelo Iacono che racconta una passione e coltivata con trasporto come certifica la sua appartenenza alla Confraternita dei Cenacolari dell’Antica Contea che promuove e valorizza le tradizioni enogastronomiche di Ragusa e del suo territorio, mediante la diffusione e la conservazione delle ricette tipiche iblee. Confraternita che si cimenta anche nella preparazione delle prelibatezze. “La cucina è cultura e relax. Non immaginate come sia rilassante in gruppo pulire un sacco di verdura selvatica raccolta; ognuno adempie ai propri compiti, la comunione promuove lo spirito”.
Percepiamo la sua grande perizia tra i fornelli e come spesso ricorda Ferran Adrià (talentuoso chef spagnolo) “Se si pensa bene, si cucina bene”.

La modernizzazione dell’Azienda Sanitaria

Carmelo Iacono, direttore generale dell’Asp di Caltanissetta, illustra i risultati conseguiti alla guida dell’azienda e i progetti da realizzare entro il febbraio 2018, data in cui scadrà il suo mandato. Non sempre per relazionare sulla situazione è sufficiente sintetizzare le cifre o esporre le statistiche, può essere più proficuo capire le ragioni che determinano le scelte. Iacono ci racconta come ha “trovato” un milione di euro per acquistare cinque tac. Il fatto è esemplificativo di come il manager intenda ed applichi il concetto di “amministrazione” “Ho 73 farmacie territoriali. Se ritardiamo di un giorno il pagamento della fattura ci fanno il decreto ingiuntivo: che vuol dire 1.250 euro più interessi, per 73 farmacie, che vanno moltiplicati per 12 mesi. Per risparmiare questi soldi, cioè più di un milione di euro l’anno, ho fatto un accordo con FederFarma. Noi paghiamo gli interessi sulle fatture se c’è ritardo ma niente più decreto ingiuntivo”.
Svisceriamo un’opera complessiva di riordino, riorganizzazione, e modernizzazione della sanità nissena iniziata al suo insediamento: “Prima mi resi conto della situazione; nei sei mesi iniziali ho girato in lungo e largo in tutta l’azienda che in realtà proveniva dalla presunta riunificazione che in realtà in dieci anni non è mai stata compiuta, specialmente nel settore amministrativo”. Iacono ha operato in maniera analitica, con una programmazione lungimirante che ha coinvolto ogni settore dell’azienda. “L’azienda è vasta, la provincia conta poco meno di 300mila abitanti ed il nostro impegno si sviluppa in ben cinque presidi ospedalieri, senza dimenticare l’attività territoriale. Inizialmente è stato fondamentale visitare e monitorare tutte le strutture. Poi abbiamo cominciato ad operare sulle emergenze e poi avviato la programmazione”.
E’ il momento del tessuto “nervoso” ossia la connessione informatica. Da lì inizia la progettualità per il rilancio della sanità in provincia. “Mi sono affidato a mio fratello che è il migliore informatico in Sicilia, un giorno la settimana è in comando a Caltanissetta. Prima ho compiuto il rinnovamento del parco tecnologico (800 computer nuovi, con programmi e relative licenze). Poi, dopo aver ristrutturato un’ala del Dubini, abbiamo creato un Ced (Centro Elaborazione Dati) di prim’ordine, il migliore della Sicilia: server, call center, officina di pc”.
Non mancano le anomalie da sistemare. “Analizzai il contratto di connessione dati, era a dir poco terrificante: presidi ospedalieri connessi a tre mega. Ricontrattai il tutto, risparmiando centomila euro e ottenendo una connessione a 100 mega che in pratica connette tutti i presidi ospedalieri. Esempio chi fa una Tac a Niscemi, può essere refertato a Mussomeli in tempo reale. Questo è il presupposto del fascicolo sanitario”. Capitolo a parte è stato dedicato alle strutture ed alle ristrutturazioni. “Ho recuperato un’ala del Sant’Elia di sei piani che ho dato ai reparti. A breve apriranno il nuovo pronto soccorso e la piastra chirurgica (con nuove sale operatorie). Ristrutturazione ed apertura IV piano ospedale V.Emanuele di Gela ed allocazione Ortopedia e traumatologia, riabilitazione, sala gessi e fisoterapia”.
Sul nuovo pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Elia del capoluogo nisseno, Iacono svela maggiori dettagli. “Il triage è di quasi 60 metri quadrati. Dal triage si potrà poi accedere direttamente: nella stanza di isolamento, nella stanza di codice rosso, nell’ambulatorio di codice giallo o nell’ambulatorio di codice verde. Dal post triage, si tranditerà anche in una sala d’attesa per codici verdi e gialli da 110 mq. Nuova camera calda (NdR. è il locale, collegato con il “Pronto Soccorso – Medicina d’Urgenza”, in cui arrivano i mezzi di soccorso e in cui avviene il passaggio di consegne del paziente). Sono inoltre previste aree servizio per medici, infermieri e farmacia. Prevista anche una camera rosa dedicata alle vittime di violenza, per tutelarne la privacy. In pratica parliamo di 5 ambulatori all’interno del pronto soccorso”. Previsto anche l’inglobamento del “vecchio” pronto soccorso. “La vecchia struttura sarà ristrutturata: rifaremo l’ambulatorio per i codici bianchi (circa 70 metri quadrati). Inoltre dove attualmente ci sono le sale visite costruiremo una sala di degenza per l’area di espansione: parliamo di un luogo dove il malato che non trova posto in reparto viene ricoverato e trova assistenza. Vogliamo offrire agli utenti una struttura adeguata, al passo con i tempi, che possa servire a migliorare il servizio”.
Strumentazioni: per il 2016 spesi 3 milioni di euro, per il 2017 pronti altri 2 milioni di euro. Evidenti i benefici (diretti e indiretti) in termini di servizi che ricadono sui pazienti.
Il tutto con il bilancio in pareggio.
Nota di merito per l’azienda, con positiva e incoraggiante ricaduta sul territorio, il rinnovo del contratto per 465 dipendenti “precari” dell’Asp di Caltanissetta: 160 tra medici (120), infermieri (40): prolungato per altri sei mesi (a partire dal dicembre 2016); 246 amministrativi: delibere di proroga per altri due anni, e cioè sino al 31 dicembre 2018.