Salute

Miele, esito controlli: quello siciliano non contiene pesticidi

Redazione

Miele, esito controlli: quello siciliano non contiene pesticidi

Mar, 13/12/2016 - 11:03

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PALERMO – Il miele siciliano non contiene pesticidi e metalli pesanti. I risultati delle analisi di laboratorio sono contenuti in un piano monitoraggio regionale, effettuato dai ricercatori dell’area Chimica e Tecnologie alimentari dell’Istituto zooprofilattico della Sicilia e concordato con l’assessorato regionale alla Salute. Le aree monitorate sono rappresentative delle nove province e delle Isole minori. Su un totale di 619 esami e 330 campioni – distinti in 110 di api, 130 di miele e 90 di favo-covata e prelevati da 80 centraline – solo 4 esami (nel territorio della provincia di Palermo) sono risultati positivi ai pesticidi (neonicotinoidi) – nei limiti, comunque, consentiti dalla legge – mentre 41 esami hanno rilevato la presenza di tracce di metalli pesanti (piombo e cadmio) negli alveari istallati in prossimita’ delle aree industriali di Gela, Priolo e Milazzo e di insediamenti urbani molto popolosi (Palermo e Agrigento). Infine, 476 esami sono risultati negativi e 102 non eseguibili. Il piano di monitoraggio nasce dalla considerazione che l’inquinamento puo’ essere valutato sia con metodologie strumentali, sia attraverso bioindicatori animali e vegetali. In quest’ambito, l’ape, essendo un “sensore viaggiante”, riveste in Italia da piu’ di vent’anni un ruolo primario ed e’ considerata un ottimo bioindicatore. L’ape, infatti, volando e impollinando i fiori, puo’ prelevare sostanze inquinanti, si contamina a sua volta e torna nella sua nicchia, diventando un possibile campione da sottoporre alle analisi di laboratorio. Considerato, poi, che anche gli alimenti possono avere sostanze indesiderate al loro interno, come residui di pesticidi e che il miele puo’ subire contaminazioni di tipo ambientale, a causa di un’elevata presenza di attivita’ industriali, per verificarne la purezza i ricercatori hanno raccolto vari campioni provenienti da 80 centraline istallate in varie aree agricole. Ogni stazione di monitoraggio e’ formata da due arnie munite di una gabbia di raccolta delle api morte. Il campionamento e’ stato effettuato una volta ogni quindici giorni: e’ stato controllato lo stato generale di salute dell’alveare, accertato e registrato su apposite schede il numero delle api morte nelle gabbie. Una volta al mese, invece, e’ stato controllato il miele e il favo. Una delle contaminazioni piu’ frequenti nel miele e’ quella generata dall’uso di prodotti chimici per la lotta agli infestanti in particolare nelle produzioni frutticole. In tutti i campioni analizzati, i valori sono risultati conformi alla norma, sebbene in alcuni campioni si e’ registrata la presenza di contaminanti ambientali, quali metalli pesanti e pesticidi e Pcb (policlorobifenili). In particolare, la ricerca ha messo in evidenza la presenza di Clothianidin (pesticida) in soli 4 campioni di api in provincia di Palermo. Gli altri 108 campioni analizzati per la presenza Pcb hanno riportato tenori inferiori al limite di rilevabilita’ degli strumenti utilizzati. Inoltre, su 79 campioni esaminati sono state riscontrate tracce di piombo in 12 campioni di miele, 17 campioni di api e 13 campioni di favo, mentre il cadmio e’ stato trovato in 2 campioni di favo, 8 campioni di api e in 2 di miele. “Si tratta di livelli inquinanti bassi, che non devono preoccupare l’opinione pubblica, in quanto notevolmente inferiori ai limiti di legge consentiti – spiega Antonio Vella, dirigente responsabile del laboratorio Residui dell’area Chimica e Tecnologie Alimentari -. Parametri che non possono far parlare del rischio di tossicita’ acuta, ma che senz’altro bisogna tenere sotto controllo per evitare che queste sostanze si possano accumulare nell’organismo e generare una tossicita’ cronica, che predispone a malattie cancerogene e/o neurodegenerative”. Alla luce dei risultati ottenuti, il commissario straordinario dello Zooprofilattico, Salvatore Seminara, spiega che “i dati dell’indagine si sono rilevati un ottimo strumento per la costruzione di una mappa del rischio del territorio siciliano, utile per attuare un piano di mitigazione delle attivita’ agricole in quelle aree ritenute piu’ a rischio e preservare gli esemplari di questa specie – dice -. Ci auguriamo di continuare il monitoraggio, grazie a nuovi fondi europei dalla prossima programmazione, al fine di installare piu’ centraline e potere analizzare un maggiore numero di campioni”.

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