Salute

Italia “anziana”: all’Europeo è la squadra più vecchia, ma quella che corre di più

Redazione

Italia “anziana”: all’Europeo è la squadra più vecchia, ma quella che corre di più

Mer, 15/06/2016 - 09:50

Condividi su:

italiaA 24 anni, un’età in cui già non sei più un giovane di belle speranze, Marco Parolo giocava in Serie C, che in quella stagione si era trasformata in Prima Divisione: se gli avessero detto che un giorno, superati i 30, sarebbe stato l’emblema della Nazionale italiana è molto probabile che si sarebbe fatto una risata. Quella che in campo non può permettersi, perché sprecherebbe fiato ed energie: a Lione, con la maglia azzurra addosso, ci è arrivato pedalando, metaforicamente, perché viene da una famiglia di ciclisti e “faticare” – parole sue – è nel suo dna. Contro il Belgio ha corso 12,570 chilometri: se fosse esistito, avrebbe vinto il premio maratoneta. O, magari, avrebbe ritirato quello della squadra: perché al quarto giorno di Europeo, a due gare dalla fine della prima giornata, l’Italia è la nazionale che corre di più, 119,7 km, 4,6 più dell’Ucraina che però non è comunque riuscita a fermare la Germania.

VECCHI — Da un lato il dato non sorprende: senza grandi talenti e con gli infortuni di Marchisio e Verratti, Conte ha costruito una squadra operaia che fa dell’aggressività il proprio punto di forza. Dall’altro lato il primato temporaneo va in contraddizione con un record storico: l’Italia è andata in campo con la formazione titolare più vecchia di sempre della storia degli Europei. L’età media di 31 anni e 169 giorni rappresenta un apice mai toccato da nessuno: non ha rappresentato un ostacolo nell’opporsi fino all’ultimo secondo a un Belgio pieno di giovani stelle forse poco propense al sacrificio, magari è stato un vantaggio perché l’esperienza (anche se molti azzurri dalla cintola in su in realtà non ne hanno granché a livello internazionale) è da sempre un quid pluris, soprattutto nei grandi tornei. Marco Parolo, l’uomo che ha corso di più nella squadra che ha corso di più, ha giocato la sua partita a 31 anni e 140 giorni, appena 29 meno della media. Anche in questo un simbolo.

OPERAI — Il segreto dell’Italia bella e vincente dell’esordio europeo l’ha rivelato in due parole Leonardo Bonucci, uno senza peli sulla lingua: “Palle quadrate”. Non sarà stato poetico, di sicuro era stato efficace. Il rischio che corrono gli azzurri l’ha indicato De Rossi: “Anche due anni fa, in Brasile, eravamo partiti alla grande e poi siamo usciti in modo indecoroso”. Nel 2014, al Mondiale, l’Italia vinse la prima contro l’Inghilterra 2-1: i giornali, all’epoca, esaltarono il tiqui-taca di Prandelli, ma poi venne fuori il dato sui 110,458 chilometri percorsi nel caldo torrido di Manaus. Eravamo secondi, considerando solo le big, dietro la Germania: quell’Italia, però, smise presto di correre e andò subito fuori. I tedeschi, invece, non si fermarono mai e infatti trionfarono. Oggi, intanto, siamo già davanti a loro. (Fonte gazzetta.it)

Pubblicità Elettorale