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Pino Maniaci: “Fermano mie inchieste su toghe. In Procura a Caltanissetta con faldoni”

Redazione

Pino Maniaci: “Fermano mie inchieste su toghe. In Procura a Caltanissetta con faldoni”

Dom, 08/05/2016 - 10:32

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maniaciPALERMO – Un lungo discorso, tra denunce di complotti e accuse ai magistrati e soprattutto ai carabinieri, ma senza mai specificare chi in particolare, attraverso il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani, avrebbe voluto fermare Pino Maniaci e le sue presunte inchieste antimafia. Il direttore di Telejato per oltre un’ora, nello studio di uno dei suoi legali, l’avvocato Bartolomeo Parrino, col suo consueto linguaggio perlomeno colorito, respinge le accuse, anche usando parole forti nei confronti dei militari che hanno indagato su di lui: “Chiamo il Nucleo operativo di Partinico il Nucleo aperitivo, nel senso che fanno 8-14 e poi non fanno un c…? Pero’ mi vengono a prendere alle tre del mattino, due capitani, per portarmi in caserma con dieci mafiosi, da noi considerati pezzi di m…? Si doveva infangare Telejato per arrivare alla chiusura, perche’ eravamo in possesso di notizie gravi su un’altra sezione del Tribunale di Palermo, la fallimentare. Stavamo scoperchiando un altro verminaio. E guarda caso, Repubblica esce tre giorni dopo con la notizia sull’inchiesta a mio carico“. Maniaci insiste cioe’ nel dire che l’indagine sulla sezione misure di prevenzione del tribunale del capoluogo, presieduta da Silvana Saguto (oggi sospesa dalle funzioni e indagata a Caltanissetta) sarebbe merito suo: cosa smentita dalla Procura nissena con una nota ufficiale, diramata mercoledi’. “Sono andato a Caltanissetta con due faldoni di carte, dai procuratori Gozzo e Paci, che mi hanno ascoltato“, precisa il giornalista, “come fa ora Caltanissetta a dire che non c’e’ niente, nelle mie denunce? E come faceva la Saguto a sapere che c’era un’indagine su di me?”. Senza saperlo, Maniaci smentisce se stesso: perche’ la sua tesi e’ che l’indagine che lo riguarda sarebbe nata come reazione (anche se non specifica di chi) alle sue inchieste giornalistiche sui magistrati e sugli amministratori giudiziari che gestiscono i beni sequestrati e confiscati. E a riprova di cio’, cita i colloqui intercettati tra la Saguto e l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo (anche lei indagata), che nella primavera 2015 si lamentavano del fatto che le indagini sullo stesso Maniaci andassero a rilento: ma l’inchiesta su Telejato risale al maggio 2013, quando la combattiva emittente di Partinico non si era ancora occupata del caso misure di prevenzione. “Io cito le parole di Walter Virga (uno degli ex amministratori indagati, ndr): fra magistrati cane non mangia cane“.

“Ricatti? Macche’, erano vanterie con una ragazza”. Nella conferenza stampa seguita all’interrogatorio da parte del Gip Fernando Sestito,Pino Maniaci, direttore di Telejato indagato per estorsione, ha minimizzato tutte le affermazioni fatte da lui stesso nel corso delle conversazioni intercettate dai carabinieri: quando faceva riferimenti alla propria presunta potenza e ai ricatti ai danni degli amministratori del suo paese e di Borgetto, dato che ne parlava con una donna, si sarebbe solo limitato a generiche “vanterie con una ragazza”. E sulla presunta intimidazione consistita nell’uccisione di due suoi cani, da lui attribuita (al telefono) al marito della stessa signora con cui Maniaci aveva una relazione, ma subito “riciclata” come attentato mafioso, da’ una spiegazione molto particolare: “Ho cercato di far sentire in colpa una persona, per avere un mio ritorno personale”. Dunque l’addebito al suo rivale (definito anche, in conferenza stampa, “alcolizzato e tossicodipendente”) sarebbe stata un’invenzione fatta alla moglie dell’uomo, l’amante di Maniaci. “Telejato sta chiudendo”, chiosa ancora Maniaci, “perche’ nei giorni scorsi stavo iniziando la mia consueta raccolta per pagare 810 euro della bolletta elettrica. Adesso non potro’ pagarla ed e’ scaduta ieri”. Il direttore esclude di avere estorto denaro ai sindaci: “Se cosi’ fosse, se mi avessero pagato per non essere attaccati, il giorno dopo i telegiornali sarebbero dovuti essere di lecchinaggio. E cosi’ non e’, gli archivi degli ultimi tre anni sono a disposizione di tutti”. Ma come viveva, Telejato? “Con i contributi dei cittadini di Partinico“. E l’automobile regalata da un imprenditore sottoposto a misure di prevenzione (dal tribunale di Palermo, dalla sezione presieduta da Silvana Saguto)? “Sapevamo che l’avevano comprata i figli di Andrea Impastato, che sono legati ad Addiopizzo. Tuttavia, quando abbiamo capito che era stato il padre e non i figli l’abbiamo restituita”.

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