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L’intervista. Maria Teresa Cucinotta: “La mia missione nel nome dello Stato”

Valerio Martines

L’intervista. Maria Teresa Cucinotta: “La mia missione nel nome dello Stato”

Ven, 01/01/2016 - 19:07

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DSC_0684CALTANISSETTA – Non lo abbiamo visto, ma immaginiamo – guardandoci lucidamente attorno – che sul suo biglietto da visita potremmo trovare questa intestazione: “Maria Teresa Cucinotta, risolvo problemi”. Eccola in due battute la missione del secondo prefetto donna nella storia di Caltanissetta, scelta – da gennaio di quest’anno – dal Governo ad amministrare lo Stato nel cuore di Sicilia che pulsa emergenze.
“Si figuri che da allora non sono riuscita ad iscrivermi in palestra…”, confessa ridendo consapevole che nella sua agenda gli impegni sono fittissimi e che il relax può attendere. Sorriso smagliante e cordiale, per nulla ipocrita, Maria Teresa Cucinotta decide di aprire le porte della Prefettura e si racconta. O meglio. Spiega quanto sia difficile gestire la cosa pubblica nella provincia di Caltanissetta, stretta nella morsa della crisi, soffocata da mille e un problema. Eccolo, un prefetto rosa di trincea dei giorni nostri. Anzi, prefetta rosanero. Perché nella conversazione tra vita istituzionale e familiare, Maria Teresa Cucinotta ammette di essere una sfegatata tifosa del Palermo Calcio. D’altronde che t’aspetti da una palermitana purosangue come lei, entrata nei ranghi ministeriali nel 1985?

Eppure nella sua lunga carriera, c’è una data che nessuno troverà mai nel suo curriculum. Sabato 23 maggio 1992. Giovanni Falcone è appena saltato in aria a Capaci insieme alla moglie e agli agenti della scorta. Quel maledetto giorno c’è lei, fresca di ruolo come funzionario al suo primo turno nell’ufficio di gabinetto del prefetto di Palermo, dall’altro capo della cornetta. “C’è stata un’esplosione sull’autostrada…”, le riferisce il poliziotto dal 113.
Da quella stagione di sangue, la Sicilia è stata stravolta e l’Italia è cambiata. Ne è convinta la prefetta. “Ancora ricordo quelle parole al telefono. Ero da sola in ufficio e mi toccò avviare e ricevere una serie di contatti ad alti livelli istituzionali. Gli occhi dell’Italia erano tutti puntati sulla Sicilia…”. Due mesi dopo arrivò la Fiat 126 di via D’Amelio. Momenti d’alta adrenalina e commozione, ma da allora di passi avanti ne sono stati fatti. “Sì, è cambiata la mentalità dei siciliani. C’è stata una maggiore sensibilità civile, soprattutto negli atteggiamenti quotidiani quanto nella ribellione al racket. Oggi molti vedono e non tollerano più le ingiustizie, le vessazioni. La mafia si alimenta in tantissimi modi, anche a causa della malaburocrazia che costringe molti a rivolgersi ad un amico per ottenere ciò invece gli spetta di diritto”. Incalziamo la prefetta sui temi di quotidiana priorità. Sicurezza e immigrazione. “Caltanissetta possiede strutture di accoglienza che hanno affrontato i grandi flussi migratori del Mediterraneo. Più volte ho detto che il senso di ospitalità di questa provincia è lodevole”. Malaffare e opere pubbliche da monitorare. “Abbiamo avviato numerose ispezioni nei cantieri della Ss 640 sulla scia del protocollo antimafia stilato in Prefettura che impone una trasparenza assoluta nei lavori appaltati”. Crisi idriche, strade e ponti che franano. “La soluzione non ce l’ho io, in quanto si tratta di problematiche molto complesse che coinvolgono sfere di competenza a diversi livelli. I disservizi sono il prezzo per un territorio troppo a lungo trascurato. La nostra Prefettura ha avviato un lavoro di coordinamento sulla gestione delle dighe nel Nisseno attraverso interventi strutturati, ma occorrono investimenti. Stiamo sollecitando molti Comuni ad adottare i piani di protezione civile che non hanno”. Vertenze occupazionali da risolvere, lavoratori agitati da calmare. Inquilini alla ricerca di un alloggio popolare perduto. Amministratori nel mirino della malavita da proteggere. Persone scomparse da ritrovare: “Di recente abbiamo approvato il piano per individuare ‘chi fa cosa’ e attivare le procedure utili al rintraccio”. Corte d’Appello ballerina. “È un presidio indispensabile, sopprimerla sarebbe un arretramento per un territorio dove la criminalità organizzata è radicata e ha espresso magistrati esemplari”. Mesi intensi per lei, che ha pure coordinato la visita della Commissione nazionale antimafia e la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E ora spunta anche l’emergenza terrorismo.
Prefetta Cucinotta, ma come si vince questa sfida quotidiana? “Con un impegno totale e intenso. Credo molto nel mio lavoro, è fondamentale armonizzare l’ambiente ideale per circondarsi delle persone che ti collaborano, ma sono rigorosa con loro e con me stessa. Altrimenti tutto diventa più difficile. E noi donne abbiamo una particolare sensibilità nella risoluzione dei problemi”. E il Cucinotta-pensiero diventa strategia d’azione: “Mi sforzo di essere attenta e misurata, occorre saper ascoltare e intervenire nel momento giusto”.
Va orgogliosa del Sistema Stato che “a Caltanissetta è coordinato e si muove in perfetta sintonia, dov’è forte lo spirito di collaborazione tra le forze dell’ordine. Il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che presiedo si riunisce spesso e, in questo periodo, con maggiore intensità dopo gli attacchi terroristici di Parigi. Abbiamo rafforzato i controlli interforze nei luoghi sensibili e ottenuto importanti risultati sul fronte della prevenzione”.
C’è anche una parentesi da madre nella giornata di Maria Teresa Cucinotta. Un figlio di 28 anni che alla carriera prefettizia d’ispirazione materna, ha preferito imboccare la strada della diplomazia internazionale.
Un prefetto in prima linea e per questo spesso sotto i riflettori dei media. A proposito, suggerimenti utili per gli addetti ai lavori? “L’informazione ha un ruolo importante, non mi sento di dare consigli. Quando si affronta un problema nell’ambito della propria professione, a mio giudizio, basta interpellare la propria coscienza”.
Ma ora che il burrascoso 2015 sta per andare in soffitta, che ci aspetta nel 2016 che verrà? Chiediamo un augurio alla garbata donna di Stato. “Ognuno di noi faccia bene la propria parte. Svolgere bene il proprio ruolo, in ciascun ambito della propria vita privata e professionale, questa è una normalità fondamentale. È il modo migliore affinché questo mondo vada avanti e riesca a sconfiggere le tante negatività che ci affliggono”. Parola di madre, prefetto che per professione risolve problemi.

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