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Mafia, tolta la scorta al Capitano ‘Ultimo’ l’ufficiale dell’Arma che arrestò Riina

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Mafia, tolta la scorta al Capitano ‘Ultimo’ l’ufficiale dell’Arma che arrestò Riina

Gio, 23/01/2014 - 10:48

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imagesROMA – È stata tolta la scorta al Capitano Ultimo, il colonnello Sergio De Caprio, l’ufficiale dei carabinieri che arrestò il capo della mafia, Totò Riina, il 15 gennaio del 1993. Secondo un servizio pubblicato dal settimanale Panorama, dal 24 gennaio “il Capitano Ultimo si muoverà a bordo di un motorino per evitare di diventare un facile bersaglio”. De Caprio, condannato a morte dalla Cupola di Cosa Nostra, resterà senza scorta in un momento in cui Riina è tornato a minacciare chi lo ha arrestato e i magistrati palermitani, annunciando una possibile nuova stagione di omicidi. Adesso ci si chiede che cosa sia accaduto e perché si sia deciso di lasciare senza protezione un uomo tanto odiato dalla mafia. La scorta di Ultimo finora è stata costituita da un solo uomo di tutela.

Panorama racconta anche che De Caprio non è stato promosso a generale a causa di un cavillo nel regolamento che gli ha sbarrato le porte della Commissione d’avanzamento. Un cavillo dovuto al fatto che De Caprio non ha mai retto l’incarico di Comandante Provinciale, ruolo indispensabile per maturare i titoli per la promozione. Su questo punto sono arrivate le prime reazioni della politica. Il senatore Carlo Giovanardi – si legge su Panorama.it – ha dichiarato che nei prossimi giorni presenterà un’interpellanza parlamentare sui motivi per cui l’ufficiale che arrestò Totò Riina è stato escluso dalla Commissione d’avanzamento. Il parlamentare Nino Germanà (Ncd), assieme ad altri deputati dell’Assemblea Regionale siciliana ha inviato una lettera con richiesta di chiarimenti al Comandante Generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli: “E’ evidente, Egregio Generale, che il cursus honorum del colonnello sia costellato di successi e di questi è nostro precipuo dovere rendergli merito in ogni modo possibile – si legge nella missiva – Non possiamo, con coscienza, lasciare che la vicenda si ripeta e che la meritocrazia venga scalzata dalla burocrazia. Che lo spessore di un professionista del calibro di De Caprio sia umiliata da graduatorie e protocolli”. Panorama ricorda che invece tra i compagni di corso del colonnello De Caprio alcuni sono stati promossi a generale, altri magari non ci sono riusciti, ma lui non è stato neanche preso in considerazione perché non ha ricoperto per due anni l’incarico di comandante provinciale. “Incarico che De Caprio avrebbe potuto ricoprire se fosse stato mandato in prima linea, in qualsiasi provincia della Sicilia o della Calabria, a combattere Cosa nostra. Niente da fare. Dopo essere stato trasferito 14 anni fa al Noe, De Caprio ha manifestato più volte il desiderio di tornare al Ros, il Reparto operativo speciale in cui per anni ha seminato il panico tra gli uomini d’onore che gli consentirebbe anche di maturare i diritti per l’avanzamento a generale. Ma questo – conclude il settimanale – non gli è stato mai concesso dal comando generale dell’Arma”.

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