MUSSOMELI- A tutto poteva pensare il buon Sindaco Calà tranne che l’installazione di un’opera d’arte potesse significare “bruciare all’inferno” nel senso più puro della parola. Già, perché tanto ha rischiato il Primo Cittadino di Mussomeli per aver permesso l’installazione in pieno centro storico e su un panorama mozzafiato , quella che, come da progetto, appariva come una sontuosa croce di Cristo. Ed invece così non era. Per entrare in merito occorre conoscere gli eventi di questa storia nata così per caso e potenzialmente trasformabile, in quello che può essere definito come il più grosso incidente diplomatico a cui è andato incontro Calà nel primo anno di amministrazione. Si era presentato qualche settimana addietro in Comune un noto imprenditore genovese, tale Angelo Vecchione, molto conosciuto in Liguria ma da qualche tempo anche in Sicilia, per l’attività di gestione di case di riposo per anziani. Vecchione è anche un personaggio noto al sindaco Calà; infatti i due si sono conosciuti a Palermo nell’ambito della sua attività di dipendente dell’IRFIS. L’imprenditore genovese sottopone al Sindaco la possibilità di installare gratuitamente e senza utilizzo di personale comunale una croce, esteticamente molto bella, di colore bianca e azzurra, in un punto particolare del paese. Il Sindaco, che nella sua funzione di amministratore non può autorizzare opere urbanistiche, rimanda Vecchione all’Ingegnere capo Alba responsabile dell’Ufficio Tecnico, il quale, visto il progetto e trovandolo perfettamente rispettoso dei canoni previsti del regolamento comunale, autorizza l’installazione. L’opera installata viene quindi propaganda a mezzo articoli di giornale e sottoposta al giudizio della collettività che nella realtà, trovano di buon gusto e soprattutto perfettamente collocata. Ad oggi è spettacolare la visione della sontuosa Croce di Cristo, che domina uno straordinario panorama. Dopo ciò, si scatena il finimondo. Già perché, l’arciprete Don Pietro Genco, venuto a conoscenza di tutto ciò e non essendo stato informato della volontà dell’amministrazione, (trattandosi di un’opera d’arte sacra e ricadendo la stessa proprio nel quartiere Madrice che l’Arciprete regge) verifica di persona quest’opera la croce. Non risulta ufficialmente da note giornalistiche, ma sembra che l’esterrefatto arciprete, alla vista di quella croce, abbia esclamato: Consummatum Est. Già, tutto è compiuto, giacché quella non era una semplice e sontuosa croce, ma una sontuosa ed inequivocabile Croce di Dozulè. Per i non addetti ai lavori e per in non appassionati di religione ed arte sacra, la Croce di Dozunè deve essere di colore bianco e azzurro, deve avere altezza di m 7,38 con bracci disposti da est a ovest di m 1,23 ciascuno, come richiesto da Gesù. Le « croci d’amore » cioè di 7,38 x 1,23 metri, sono croci chieste da Gesù ai laici, sono in scala di 1/100 dell’unica « croce gloriosa » di 738 x 123 metri chiesta da Gesù solo ed esclusivamente alla Santa Chiesa Cattolica Romana e non ancora eretta.
Tutto esattamente corrispondente alle caratteristiche della Croce tutt’ora presente a Mussomeli. Padre Genco, avvisa il segretario del Vescovo, il quale informalmente, fa sapere al Sindaco Calà che sarebbe più giusto e soprattutto idoneo, rimuovere la Croce poiché la stessa non è riconosciuta dalla Chiesa Cattolica e soprattutto perché collocata in uno spazio pubblico. Calà viene colto di sorpresa e soprattutto da timore. La possibilità di una scomunica aleggia nell’aria che…..da qualche giorno, è diventata pesante. Il Primo Cittadino da persona corretta come è, ammette subito di aver agito in totale ed inequivocabile buona fede, vedendo nel progetto così come presentato, solo e soltanto il simbolo che accomuna tutti i cristiani del mondo. Mai avrebbe pensato che quella, non era una semplice croce. Dichiara ai giornalisti presenti per una conferenza stampa su un argomento di altro genere , di aver subito disposto per la rimozione della Croce di Dozulè chiedendo scusa ufficialmente al Vescovo per l’increscioso episodio. Dunque sembra che tutto sia ritornato alla normalità anche se qualcuno sostiene sarcasticamente, che i fedeli della Croce di Dozunè abbiano chiesto di contro, al Vescovo di Caltanissetta, di apportare una modifica alla quinta stazione della Via Crucis e di intitolarla “Calà porta la Croce”. Gli stessi sono sicuri che Simone di Cirene……..gradirà.
di Redazione 3
Dom, 14/12/2025 - 14:33

