Salute

La sentenza al Tribunale di Caltanissetta, giovane transessuale nissena può cambiare sesso: “Nata in un corpo sbagliato”

Redazione

La sentenza al Tribunale di Caltanissetta, giovane transessuale nissena può cambiare sesso: “Nata in un corpo sbagliato”

Lun, 09/10/2017 - 21:27

Condividi su:

CALTANISSETTA – Potrà cambiare nome e anche sesso. È quanto stabilito dal Tribunale di Caltanissetta con una sentenza che ha autorizzato una giovane transessuale a modificare i propri dati anagrafici e i propri caratteri sessuali.
Il provvedimento è stato emesso dal collegio presieduto dai giudici Gabriella Canto (Presidente), Calogero Domenico Cammarata (Giudice) e Gregorio Balsamo (Giudice relatore est.).
La transessuale, assistita dall’avvocato Daniela Dell’Utri, ha affrontato un lungo e doloroso percorso terapeutico, che ha escluso l’esistenza di patologie psichiatriche e confermato la diagnosi di “disforia di genere”.
È la prima volta che il Tribunale di Caltanissetta, uniformandosi alla giurisprudenza della CEDU e ai principi fissati dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione, afferma che, per ottenere la rettificazione del sesso nei registri dello stato civile non deve ritenersi obbligatorio l’intervento chirurgico demolitorio e/o modificativo dei caratteri anatomici sessuali primari. Tale intervento, come si legge nella sentenza, può comunque essere effettuato “nella misura necessaria e sufficiente ad assicurare alla persona il conseguimento della propria armoniosa identità”.

“La decisione del Tribunale Nisseno”, spiega l’avvocatessa Dell’Utri, appare molto significativa, non solo in termini di celerità e serietà nell’affrontare una tematica così delicata, ma soprattutto perché riconosce il diritto ad ottenere immediatamente la modifica anagrafica senza dover attendere i tempi della sanità e dei complicati interventi chirurgici. Inoltre”, conclude l’avvocato, “viene affermato il principio per cui la discrasia tra l’aspetto esteriore e la percezione del proprio sé (la propria identità di genere) causa un danno al benessere psicologico della persona talmente grave che la necessità di ricomporre tale contrasto diventa, come si legge nella sentenza, una questione di vita o di morte”.

Pubblicità Elettorale