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Italia Nostra Sicilia, le aree naturali protette della Sicilia rischiano la chiusura

Redazione

Italia Nostra Sicilia, le aree naturali protette della Sicilia rischiano la chiusura

Sab, 22/11/2014 - 23:59

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 Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle del'Imera Meridionale, ente gestore Italia Nostra

Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle del’Imera Meridionale, ente gestore Italia Nostra

CALTANISSETTA – Le convenzioni sono in scadenza, gli stipendi non vengono pagati da maggio e cresce la preoccupazione fra i lavoratori delle associazione ambientaliste che gestiscono i siti naturalistici per conto della Regione siciliana. A lanciare l’’allarme è il segretario regionale della Fisascat Cisl, Mimma Calabrò, che ha chiesto un incontro urgente all’’assessore regionale al Territorio ed Ambiente “per trovare le soluzioni possibili per tutelare i livelli occupazionali e il reddito dei 90 dipendenti che gestiscono le 27 riserve naturali affidate alle associazioni – Legambiente, Wwf, Cai, Italia Nostra, Lipu, Gre, Rangers Italia – ed al Cutgana.

“È indubbio che i servizi resi dai lavoratori in questi anni – spiega Mimma Calabrò – abbiano consentito di raggiungere eccezionali risultati nella gestione delle riserve loro affidate, svolgendo un’’insostituibile funzione di presidio territoriale e garantendo lo svolgimento di importanti azioni di tutela e valorizzazione dei territori. Basti pensare – aggiunge – al ruolo di interfaccia che hanno garantito con gli operatori turistici, le scuole, gli enti di ricerca e gli agricoltori. Le associazioni si sono occupate del recupero di aree degradate, della conservazione di specie e habitat, del ripristino delle condizioni di legalità in contesti spesso difficili e oggetto di interessi speculativi, della promozione di forme di turismo compatibile con le emergenze naturalistiche dei territori, della crescita della consapevolezza ambientale nella comunità locale”.

Ora le convenzioni di affidamento dei servizi di vigilanza, pianificazione, autorizzazioni, educazione ambientale, fruizione naturalistica sono in scadenza, e “si teme che le loro subordinazioni alle dotazioni del bilancio annuale non consenta alcuna programmazione pur essendo previsto, di anno in anno, il rinnovo fino al 2017, con il concreto rischio di disperdere i risultati ottenuti, eliminando importanti presidi a tutela del territorio e della legalità. In questo momento – continua la Calabrò – si è determinata una situazione assai grave causata dalla mancata disponibilità delle risorse finanziarie necessarie, come fissato dalle convenzioni, tant’è che i lavoratori non percepiscono alcun reddito dal mese di maggio”.

In particolare, si registra un fortissimo ritardo nell’’accreditamento dei fondi 2014, essendo stati erogati solo il 36,1% di quelli previsti in convenzione. Sembrerebbe, che l’’Assessorato regionale al Territorio ed ambiente (D.D.G. n. 850 del 19.9.2014) abbia previsto un’’ulteriore quota pari al 35% tuttavia non ancora disponibile a causa del patto di stabilità. Tali fondi consentiranno a stento il pagamento degli stipendi fino al mese di settembre 2014, ma se gli stessi non saranno accreditati e resi disponibili entro la chiusura della Cassa Regionale (ovvero entro la fine di novembre) non sarà possibile procedere al loro utilizzo con conseguenze disastrose per il personale, le loro famiglie e anche per le riserve naturali.

“Poiché si teme che il taglio dei fondi, così come già accaduto senza alcun preavviso nel bilancio 2014, e la mancata attivazione delle risorse comunitarie rischiano di consegnare interi territori al degrado e alla speculazione edilizia – conclude il segretario generale – bisogna fare tutto il necessario per evitare che salti l’intero sistema di gestione delle riserve naturali. Le conseguenze sarebbero disastrose: il licenziamento di circa 90 operatori qualificati, la chiusura di uffici, la dismissione di presidi sul territorio. Significherebbe vanificare in un solo colpo vent’anni di attività e di risultati”.

(Nella foto: Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle del’Imera Meridionale, ente gestore Italia Nostra)

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