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Curiosotá ed Elezioni: i “tormentoni” della campagna elettorale

Redazione

Curiosotá ed Elezioni: i “tormentoni” della campagna elettorale

Sab, 23/02/2013 - 17:26

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CALTANISSETTA – I programmi, certo. Ma anche gli slogan, le accuse e in qualche caso le offese. La mini campagna elettorale invernale e’ stata segnata da un confronto durissimo e qualche tormentone. Ecco i principali.

L’IMU E LE TASSE: Sono state l’argomento principe della contesa. Berlusconi ha promesso di abolire l’Imu e di restituire quella gia’ pagata nel 2012, con tanto di lettera agli elettori tanto simile a un modulo di incasso da avere tratto in inganno qualche pensionato. E dagli avversari e’ arrivato un crescendo di accuse. Monti e’ passato dal definire la proposta “illusionistica” a bollarla come “un simpatico tentativo di corruzione degli elettori”. Duro anche Bersani: “E’ una vergogna che si tratti il Paese a colpi di favole”. Ma nel merito, sia il premier sia il leader del Pd hanno promesso una rimodulazione dell’Imu con l’esenzione per le fasce di reddito piu’ basse. Mentre sulla linea Berlusconi e’ Beppe Grillo: via del tutto l’Imu.

GRILLO E IL PARLAMENTO ‘SCATOLA DI TONNO’. Il Movimento 5 Stelle e’ passato in poche settimane da convitato di pietra a vero spauracchio degli schieramenti tradizionali. E il “ci vediamo in parlamento, e sara’ un piacere” ossessivamente ripetuto da Grillo sul suo blog e nei comizi e’ risuonato a molti sempre piu’ come una minaccia. Il leader dell’M5S ha promesso a ogni affollato comizio un “bagno di sangue” e di “mandare a casa” sia “il nano pelato”, sia “Rigor Montis” sia “Gargamella-Bersani”.
Cosi’ gli opposti fronti si sono ritrovati uniti nell’attaccare il comico, soprattutto dopo quel “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” che ha ricordato il “potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli” di mussoliniana memoria. “Grillo e’ un pericolo”, ha scandito Berlusconi. “Non si puo’ accettare un uomo solo al comando”, ha avvertito Bersani. “Temo il suo successo” piu’ di tutto, ha assicurato Monti.

LO SPREAD, IL ‘CIALTRONE’ E LE ‘GAFFE’. E’ sulle condizioni dell’Italia oggi e nel novembre 2011, quando Berlusconi lascio’ palazzo Chigi, che lo scontro politico ha toccato l’apice. Monti e’ arrivato a definire “cialtrone” il Cavaliere che ripeteva “di aver lasciato l’Italia in buone condizioni”. Pronta la replica: “Ha una cattiveria che viene fuori da ogni sua dichiarazione”, ha spiegato Berlusconi arrabbiato per la “mascalzonata” di quello che ha a piu’ riprese definito “un professorino”.
Sulla sensibilita’ dello spread ai cambiamenti di governo in Italia Monti ha insistito molto. “Con la vittoria di Berlusconi immagino che qualche increspatura nei tassi di interesse potrebbe verificarsi”, ha detto, ma anche con Vendola “magari qualche problemino ci sarebbe”.
Il Professore ha suonato molto anche le corde del credito internazionale di cui ha goduto il suo governo, fino a spingersi a quella che e’ stata ritenuta da molti ‘una gaffe’. “Dubito che Angela Merkel auspichi un partito di sinistra al governo in un grande Paese europeo, in un anno di elezioni per la Germania”, ha detto tre giorni fa. Pronta la smentita di Berlino. E la piccata risposta di Bersani: “Mi e’ sembrata piu’ una gaffe del Professore che un’iniziativa della Merkel”.

MONTI, BERSANI E LE ALLEANZE. E nonostante la certezza di poter vincere nettamente, Bersani ha piu’ volte lanciato segnali di fumo ai centristi. “Sono prontissimo a collaborare con le forze moderate, costituzionali ed europeiste”, ha assicurato il leader del Pd. L’apertura e’ stata letta dai detrattori come un’intesa gia’ fatta con i centristi mentre i diretti interessati non si sono sbilanciati, salvo porre come pregiudiziale la presenza di Nichi Vendola in quella che Pier Ferdinando Casini ha definito “orrenda alleanza”.
“Se Bersani e’ interessato, come ha dichiarato, a una collaborazione con le forze che rappresento dovra’ fare delle scelte all’interno del suo polo”, ha chiarito Monti. Richiesta respinta: “Il polo e’ mio e nessuno lo puo’ toccare”, ha spiegato Bersani, “non sempre riesco seguire i ragionamenti, a volte gli arzigogoli del professore sul Pd”. E ancora: “Chi non vuole Vendola, non vuole Bersani”. E chi non vuole Monti e’ proprio Vendola: “Il centrosinistra ha diritto di governare senza ipoteche e senza badanti”.

I CANI. Trovatelli o di razza, in affitto o in regalo, i cani sono diventati involontari sponsor di molti dei candidati alle elezioni. A Silvio Berlusconi fotografato con Vittoria, la cagnolina avuta in dono da Michela Vittoria Brambilla, il premier Mario Monti ha risposto con Empy adottato dopo l’intervista televisiva con Daria Bignardi. Il cagnolino, vero nome Trozzi, era stato preso a noleggio dalla produzione delle ‘Invasioni barbariche’ per fare una sorpresa al premier che pero’ ha deciso di portarlo a casa, ribattezzarlo Empatia (Empy per gli amici) e aprirle per lui anche un profilo Twitter. Sui manifesti di iniziative elettorali del Pd in Toscana sono finite le foto di Bersani che accarezza due cani.
E neppure Beppe Grillo e’ sfuggito alla moda: ad Agrigento e’ stato immortalato con un bull dog francese di nome Stefano candidato alle elezioni regionali siciliane nel Partito della rabbia.

IL GIAGUARO E IL LEONE. Sfruttando l’onda delle parodie di Maurizio Crozza, non c’e’ stato comizio in cui Bersani non abbia scaldato i cuori dei suoi sostenitori con l’esortazione: ‘Smacchiamo il giaguaro’ alias Silvio Berlusconi. E cosi’ ‘lo smacchiamo, lo smacchiamo’ e’ diventato uno spot in cui anche i piu’ stretti collaboratori del segretario improvvisano una ‘haka’ sulle note di ‘We Will Rock You’ dei Queen.
L’accostamento al giaguaro non e’ dispiaciuto al diretto interessato. “Sotto le macchie del giaguaro trovera’ un leone”, ha assicurato Berlusconi. E allora, e’ stata la controreplica, “dobbiamo spellare il leone”.

I CASTELLI DELLA LOIRA. E sempre Berlusconi ha piu’ volte difeso l’operazione Alitalia e’ stata . “Se Alitalia fosse caduta nelle mani di Air France tanti turisti sarebbero finiti a visitare i castelli della Loira invece che nelle nostre citta’ d’arte”, ha ripetuto a ogni intervista il Cavaliere. “Piuttosto ridia agli italiani i 4 miliardi di Alitalia, dei condoni e delle quote latte”, e’ stata la replica altrettanto martellante di Bersani.

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