CALTANISSETTA. Le studentesse e gli studenti della Terza C Liceo Scientifico dell’ISS “A. Volta” di Caltanissetta, diretto dal Dirigente Scolastico Prof.re Vito Parisi, hanno compiuto un viaggio emozionante nella memoria viva della Sicilia mineraria. L’incontro, toccante e significativo, li ha visti a confronto con il Sig. Infuso Filippo, un ex minatore, nei luoghi simbolo del suo passato: le storiche solfare di Gessolungo e Trabia.
L’iniziativa, autentica lezione di storia e di vita, si inquadra in un progetto interdisciplinare di Educazione Civica e Orientamento sullo Sviluppo Sostenibile. I Docenti di classe hanno aderito con convinzione al programma promosso dall’Università Roma Tre, un’azione volta al recupero ambientale e culturale di questi siti. L’attività ha offerto ai ragazzi l’opportunità unica di confrontarsi con un testimone diretto di un’epoca di grande ricchezza geologica e, al contempo, di profondo, inaccettabile sacrificio umano.
Il Sig. Infuso ha aperto il suo racconto, proveniente da una famiglia numerosa di Sommatino, con la dolorosa scelta che ha segnato la sua giovinezza. Come spesso gli diceva il Padre: “O vai in campagna, o in miniera, o all’estero.” Nonostante il forte desiderio di studiare, la necessità economica si impose con brutalità.
“A quindici anni, la voglia di studiare doveva cedere il passo. La miniera era la sola, amara, alternativa per il pane.”
L’esperienza in miniera, sia a Gessolungo – teatro di tragici incidenti come l’esplosione del 1881 che coinvolse anche i giovanissimi “carusi” – che nella grande Trabia-Tallarita, è stata difficile e ostile. Un lavoro in condizioni disumane, scandito da fatica estenuante, calore soffocante e pericolo costante. Il Sig. Infuso porta addosso i segni indelebili di quella vita, con ricoveri e problemi polmonari causati dalle esalazioni di zolfo. Una tristissima testimonianza del prezzo pagato per l’«oro del diavolo».
Lo zolfo generava enormi profitti, ma l’amara verità, rimarcata dal minatore, è che i ricchi proprietari e l’impresa si prendevano tutto il guadagno. La povera gente assisteva impotente allo sfruttamento e, talvolta, a violenze fisiche.
Eppure, in questo buio, si è accesa una luce di resistenza. Il Sig. Infuso, insieme al fratello, non ha mai accettato l’ingiustizia in silenzio. Hanno lottato strenuamente, partecipando a scioperi e denunce, rivendicando non solo condizioni di lavoro più umane, ma soprattutto la loro dignità e l’onestà del loro lavoro. La loro storia è un potentissimo esempio di lotta per la giustizia, combattuta senza paura.
L’incontro si è trasformato in una vera e propria consegna di valori. Gli studenti, profondamente coinvolti e toccati, hanno posto molte domande, stimolando ricordi dolorosi ma fondamentali, e instaurando un ponte generazionale di rara intensità.
Attraverso il dialogo, il Sig. Infuso ha lasciato in eredità ai ragazzi principi essenziali:
• il rispetto incondizionato per se stessi e per il lavoro altrui;
• l’importanza vitale del lavoro dignitoso come fondamento della persona;
• la volontà indomita di farcela nonostante tutto, anche di fronte alle difficoltà più grandi;
• l’esigenza morale della ricerca incessante della giustizia senza paura.
Un profondo silenzio ha accompagnato le studentesse e gli studenti alla fine, colpiti dalla straordinaria forza d’animo di un uomo che, pur avendo vissuto l’inferno della miniera, ha mantenuto saldi i valori del coraggio e della lotta contro l’ingiustizia, trasformando la sua dolorosa esperienza in una lezione di vita indimenticabile e un monito per la tutela dei diritti e dello sviluppo sostenibile.

