“Una scoliosi idiopatica (ovvero senza una causa specifica) estremamente grave affliggeva una giovane paziente, una 15enne siciliana. La deformità della colonna vertebrale di 130 gradi Cobb provocava dolore nello svolgimento delle attività quotidiane e un forte disagio psicologico.
Per restituire una buona qualità di vita alla giovanissima paziente si è reso necessario un approccio inusuale che rappresenta un unicum in Italia. L’equipe costituita dal dottor Francesco Lolli e dal dottor Andrea Messina, entrambi membri dell’Unità di Neurochirurgia del Maria Cecilia Hospital, Ospedale di Alta Specialità accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, è intervenuta con due interventi di correzione, la combinazione dei quali ha costituito una novità assoluta nel panorama sanitario italiano”. E’ quanto si legge nella nota diffusa dall’ospedale.
L’ospedale di GVM Care & Research con sede a Cotignola “è specializzato nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale e in particolare nella diagnosi e cura della scoliosi, problematica che riguarda il 3% della popolazione italiana e che viene diagnosticata nell’80% dei casi in età adolescenziale (dati ISICO)”. La giovane soffriva “da tempo di scoliosi e le indagini genetiche avevano escluso patologie sottostanti, quindi non si conosce l’origine della sua deformità.
È giunta alla nostra attenzione perché la sua condizione è peggiorata molto rapidamente negli ultimi anni e non rispondeva positivamente ai trattamenti con busto- commenta Lolli- Se non fossimo intervenuti chirurgicamente, con il passare del tempo, sarebbe andata incontro ad una grave insufficienza respiratoria e ad una serie di problematiche cardiache e polmonari, proprio a causa della grave deformità della gabbia toracica, conseguenza della scoliosi. L’intervento di correzione si è svolto in due tempi”. – Il primo intervento chirurgico è consistito “nell’inserire una barra magnetica transitoria dentro la colonna vertebrale. Si chiama Growing Rod Magnetico e solitamente viene utilizzato nei pazienti pediatrici.
Si è deciso di escludere la tecnica HALO, tendenzialmente utilizzata nelle scoliosi molto gravi, in quanto prevede un periodo di immobilità di 15-20 giorni, una situazione faticosa sia a livello fisico che psicologico, difficile da affrontare specialmente per un’adolescente. La barra magnetica, invece, consente di lavorare sull’allungamento graduale della colonna vertebrale con la paziente a casa, con sedute periodiche in ambulatorio. Questo permette alla paziente di proseguire con le sue normali attività durante il trattamento”.
Questa barra magnetica è stata ideata “per trattare le scoliosi nei bimbi piccoli perché si adatta alla loro crescita- spiega Lolli- ma oggi viene utilizzata anche per le scoliosi gravi per attuare una trazione temporanea. In questo caso particolare, abbiamo agganciato il Growing Rod alla colonna vertebrale e praticato delle osteotomie di Ponte, ovvero delle resezioni della parte posteriore delle vertebre per mobilizzare la colonna vertebrale e renderla più flessibile”. “Dopo l’inserimento della barra magnetica- si legge ancora nella nota dell’ospedale- la 15enne si è sottoposta periodicamente a sedute di allungamento in ambulatorio presso il Maria Cecilia Hospital: tramite un attivatore esterno, è infatti possibile estendere la barra magnetica, per correggere gradualmente la scoliosi e rendere la colonna più ‘elastica’ in vista dell’intervento definitivo; in questo caso veniva allungata di circa 5-10 mm ad ogni seduta per arrivare al risultato di quasi 3 cm in un mese.
Durante questo periodo la ragazza si poteva muovere liberamente, compatibilmente con il fisiologico dolore post operatorio. A distanza di 40 giorni si è poi sottoposta al secondo intervento chirurgico per la rimozione della barra magnetica, la sostituzione con le barre definitive e la correzione completa della scoliosi”. La scoliosi, tuttavia, “risultava ancora grave nonostante la trazione magnetica. Abbiamo così deciso di combinare un altro intervento, denominato VCR (vertebral column resection, vertebrectomia)- prosegue Lolli- ovvero abbiamo rimosso la settima vertebra toracica per mobilizzare ulteriormente la schiena della giovane paziente”.
L’intervento di VCR è stato effettuato in equipe con il dottor Andrea Messina, specialista in Neurochirurgia a Maria Cecilia Hospital. “Si tratta di un’operazione rischiosa. La letteratura scientifica parla di un rischio di danno neurologico dell’8%. La vertebrectomia si è però rivelata efficace, consentendo di correggere ulteriormente la curva della colonna vertebrale e di ottenere la correzione definitiva della scoliosi, un ottimo risultato funzionale ed estetico, quest’ultimo aspetto da non sottovalutare considerata anche la giovane età della paziente”. “La riabilitazione post operatoria- precisa il Gruppo- per gli interventi di correzione della scoliosi prevede una ginnastica respiratoria utile a favorire la ripresa del polmone dal lato della vertebrectomia”.
“È stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutta l’équipe chirurgica e degli anestesisti, sia in sala operatoria sia in fase di gestione del dolore nel post-intervento. Ciò che abbiamo fatto durerà per tutta la vita della giovane e non richiederà revisioni. La ragazza è tornata a casa sua in Sicilia, sta bene e ha ripreso la sua quotidianità. Il suo sorriso è la più grande ricompensa che potevamo desiderare”, conclude il dottor Lolli.

