Saranno le indagini dei carabinieri e soprattutto l’autopsia previste per mercoledì a far capire di più sulla morte delle sorelle Salvina e Rosetta Romano, di 54 e 56 anni, morte sabato a distanza di poche ora l’una dall’altra. La tragedia si è verificata in via Siracusa, nel villaggio agricolo, in una serie di villette a schiera di edilizia popolare. Un luogo alla periferia di Marianopoli, dove ti devi recare volontariamente e non è certo una zona di passaggio.
Malnutrizione, disidratazione e ipossia la causa della morte delle due sorelle, che vivevano in condizione di solitudine e degrado, pur non vivendo in condizioni di disagio economico. Le due donne vivevano insieme alla mamma quasi in un voluto isolamento, abbandono e rifiutavano qualsiasi contatto anche con le autorità comunali. Uscivano praticamente solo per andare in chiesa e per assistere alla celebrazione della messa, oltre che per le processioni e le funzioni religiose.
Un disagio che si era accentuato ancor di più l’anno scorso, dopo la morte dell’anziano papà, durante il lockdown e al quale per questo non avevano potuto far celebrare il funerale.
Marianopoli ieri mattina si è svegliata attonita, in un clima surreale, quasi di religioso silenzio in segno di rispetto per queste tragiche morti. Le sorelle Romano sono decedute a distanza di poche ore l’una dall’altra, una delle due era ancora in vita quando sono arrivate le forze dell’ordine ed i soccorsi, ma a nulla è valso l’immediata corsa verso l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, dove la donna è arrivata già morta. Quel che sembra sicuro sono le cattive condizioni in cui vivevano le tre donne, in una casa sicuramente non in perfette condizioni igienico-sanitarie. Sul posto sarebbero stati trovati anche escrementi, l’effetto di una situazione sfuggita di mano, dopo avere accusato probabilmente i malesseri fisici, anche a causa del forte caldo di questi giorni. Il disagio sociale comune un po’ a tutti quelli che sono deboli ed incapaci di affrontare le avversità familiari e della vita stessa, hanno profondamente segnato la vita delle sorelle Romano. Vivevano il loro disagio, una forma di depressione, senza mai volerlo curare e farsi aiutare, perché per loro era diventata la normalità, accettando tutto senza chiedere un cambiamento.
Malessere, debolezza fisica (perché mangiavano poco) e il forte caldo di questi giorni sono stati fatali. Una famiglia normale all’apparenza. Tutti i giorni compravano il pane, facevano la spesa, acquistavano la carne e talvolta anche capi di abbigliamento che però – per il loro disagio – non hanno mai indossato.
Le due sorelle hanno dedicato la loro vita ad assistere gli anziani genitori, una pesante responsabilità evidentemente, che non hanno saputo gestire e che le ha sopraffatte, portandole ad estraniarsi da tutto e da tutti. In queste ore poi emerge il ricordo di un parente che rammenta come una delle due sorelle gli avesse confidato come avrebbe provato a essere felice in un’altra vita. Due vite dedicate alla famiglia e spezzate nella solitudine in una calda giornata di fine giugno

