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Abusi prete Enna: botta e risposta tra diocesi e legali vittima

Redazione

Abusi prete Enna: botta e risposta tra diocesi e legali vittima

Mer, 12/05/2021 - 17:03

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Botta e risposta tra la Diocesi di Piazza Armerina, nell’ennese, e i legali del giovane che ha denunciato i presunti abusi, di Giuseppe Rugolo, sacerdote arrestato per abusi sessuali su minori. La nota, nella quale si riportano le dichiarazioni degli avvocati del vescovo Rosario Gisana, e’ stata diffusa in mattinata e punta a precisare che sul ruolo e sulla condotta del prelato sono state diffuse notizie “distorte e non rispondenti al vero” e smentiscono che alla vittima sia stato offerto denaro. “Nel ricordare che monsignor Gisana ha collaborato con gli organi inquirenti sin dal primo momento in cui la giovane vittima e la sua famiglia hanno preso la decisione di sporgere all’Autorita’ giudiziaria la denuncia sugli abusi – affermano gli avvocati Maria Teresa Montalbano e Gabriele Cantaro – per quanto di sua competenza il vescovo stesso ha compiuto tempestivamente ognuno dei passi che le circostanze di volta in volta hanno reso necessario.

Sin dalla prima richiesta di colloquio da parte della famiglia, fatta pervenire da parte di un sacerdote della Diocesi nell’agosto 2016, il vescovo Gisana si e’ immediatamente dichiarato disponibile ad ogni forma di ascolto e valutazione. Solo due anni dopo, nell’ottobre 2018, il giovane interessato, gia’ maggiorenne, ha effettivamente deciso di raccontare la delicata vicenda che aveva vissuto, consentendo a monsignor Gisana di dare immediato avvio all’Investigatio Praevia. Nonostante la decisione di archiviazione presa dai giudici in quella sede, il vescovo Gisana ha ritenuto comunque di operare un provvedimento di allontanamento nei confronti di Rugolo, con apposito decreto, contenente precise prescrizioni sottoposte alla vigilanza delle autorita’ ecclesiastiche preposte al suo caso.

Nessuna offerta di denaro e’ stata effettuata dal vescovo al giovane coinvolto, cosi’ come ancora falsamente si continua ad insinuare, mentre numerose sono state al contrario le pressioni ricevute da parte dell’avvocato della famiglia per ottenere del denaro. Ovviamente – concludono i legali del vescovo Gisana – l’unica disponibilita’ ad assicurare un sostegno economico da parte della Diocesi sarebbe stata collegata all’eventuale necessita’, inizialmente fatta presente dai genitori, di assicurare al giovane il proseguimento di un percorso terapeutico, non certo con carattere risarcitorio e soprattutto con modalita’ assolutamente trasparenti”.

 A queste affermazioni ha replicato l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, che assiste il giovane ennese che con la sua denuncia ha anche consentito agli inquirenti di individuare altri due giovani, vittime dei presunti abusi di Rugolo. “Le gravi inesattezze e i generici riferimenti contenuti nel comunicato stampa, diramato dalla Diocesi di Piazza Armerina – afferma la legale – mi impongono, mio malgrado, di replicare affermando che, essendo stata nominata dalla vittima solo per quanto attiene alla vicenda penale, non ho mai intrattenuto rapporti con la Diocesi di Piazza Armerina e – sottolinea l’avvocato Parasiliti Molica – meno che mai, con il Vescovo Gisana.

A fronte delle gravi risultanze processuali che emergono dell’ordinanza firmata dal Gip, un diverso contegno della Diocesi sarebbe stato utile nel cammino di riabilitazione dell’immagine. Non seguiro’, certo, la Diocesi e i suoi difensori sul terreno delle provocazioni. La vittima e la sua famiglia annunciano che intraprenderanno tutte le azioni volte a censurare il contenuto diffamatorio e calunnioso contenuto nella nota della Diocesi”.

Rugolo era stato raggiunto da ordinanza di custodia agli arresti domiciliari lo scorso 27 aprile a Ferrara, dove si trovava da tempo dopo l’allontanamento dalla parrocchia di Enna, a seguito della segnalazione di abusi ai vertici della Diocesi di Piazza Armerina (Enna), da parte della presunta vittima. Il giovane aveva pero’ verificato che Rugolo continuava a svolgere attivita’ con i giovani, come avveniva ad Enna, ed aveva deciso di denunciare il sacerdote. 

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