In controtendenza al crollo generale della produzione industriale cresce l’alimentare con una produzione in aumento congiunturale dell’1,2% rispetto a mese precedente.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’andamento della produzione industriale a settembre che evidenzia un calo del 5,6% rispetto al mese precedente dopo quattro mesi di recupero.
Al contrario degli altri settori simbolo del Made in Italy come il tessile e automotive, che registrano cali a doppia cifra, le imprese del comparto alimentare – sottolinea la Coldiretti -mettono a segno un aumento della produzione diventando la prima ricchezza del Paese con un valore di filiera che supera i 538 miliardi.
Un esempio di resilienza per continuare a soddisfare il fabbisogno alimentare dei cittadini nonostante – precisa la Coldiretti – le grandi difficoltà provocate dalla chiusure del canale della ristorazioni e le difficoltà del turismo che hanno messo in ginocchio numerose aziende.
Quella agroalimentare è una realtà allargata dai campi agli scaffali che garantisce – evidenzia la Coldiretti – 3,6 milioni di posti di lavoro e vale il 25% del Pil grazie all’attività, tra gli altri, di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
”L’emergenza globale provocata dal coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza” afferma il Presidente Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia può contare su una risorsa da primato mondiale ma deve investire per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”.

