La gran parte delle aziende, che si trovano lontano dai centri urbani, la pausa pranzo – precisa la Coldiretti – non e’ sufficiente per garantire la copertura dei costi e quindi si preferisce chiudere.
La mappa delle zone rosse – continua la Coldiretti – vede la Lombardia con 1688 agriturismi, il Piemonte con 1319, la Calabria con 579, la provincia di Bolzano con 3132 e la Valle d’Aosta con 61.
Mentre nelle aree arancioni troviamo la Sicilia con 769 strutture, la Puglia con 933, la Toscana con 5369, la Liguria con 677, l’Abruzzo con 555, l’Umbria con 1373 e la Basilicata con 203.
Mentre nel resto dell’Italia se ne contano 473 in provincia di Trento, 1281 aziende nel Lazio, 1466 in Veneto, 676 in Friuli Venezia Giulia, 1197 in Emilia Romagna, 868 in Sardegna, 128 in Molise e 744 in Campania, e 1085 nelle Marche.
Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – sottolinea Coldiretti – i luoghi piu’ sicuri perche’ e’ piu’ facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.
In questo contesto – conclude la Coldiretti – e’ importante la possibilita’ di beneficiare dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali in agricoltura protratto alla fine dell’anno ma anche la possibilita’ di ottenere il contributo a fondo perduto con l’impegno superare tutte le difficolta’ ammnistrative.

