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I fatti di Etico: “Fermiamo la macchina del fango”

Redazione

I fatti di Etico: “Fermiamo la macchina del fango”

Dom, 29/10/2017 - 23:05

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Caltanissetta – Non ha turbine, non vanta grandi e avanzate tecnologie; non gli si rompono le candele, per capirci o capottano nel test dell’Alce come successe qualche anno addietro alla Mercedes. No, è assolutamente affidabile. Funziona ininterrottamente e instancabilmente a pieno numero di giri. Non si rompe nemmeno quando va fuori giri, anzi in questi casi conduce al definitivo massacro chiunque. E’ la macchina del fango, signori, vero strumento di tortura politico, giudiziario ma soprattutto mediatico.
E non occorre che ci si stanzi sugli alti livelli dell’economia, della politica o dello spettacolo per vederla all’opera. Questo mostruoso meccanismo funziona anche in provincia e perfino a livello aziendale, scolastico e condominiale, quando scende a livello di “curtigliu”, ma diventa un’altra cosa.
Generalmente ad alimentare questa macchina sono i comportamenti che ledono o disturbano i cosiddetti poteri forti. Ci guardiamo bene dal passare all’analisi di cosa siano; non vogliamo sapere se sono custodi del Santo Gral o semplicemente maneggioni che si sono costruiti il loro orticello del malaffare. Non è questo il punto.

Ci si arrovella per capire come questo meccanismo diabolico si alzi di giri sebbene su un soggetto ci siano solo flebili voci. A quel punto il passo verso la gogna è un niente. Nel frattempo si sono distrutte vite, famiglie, professioni, amicizie, sodalizi di una vita.
Si dirà che una persona indagata non può essere considerata colpevole fino a condanna definitiva ma sappiamo tutti che non è così; spesso per compiacere sempre di più un pubblico affamato di vendetta, pervaso da odio e alimentato da un rancore e spirito giustizialista la cui origine davvero preoccupa e inquieta, i giornalisti, i media e coloro che anche in politica vogliono raggiungere un obiettivo, si riducono a ruolo di sciacalli.
Allora ci chiediamo: la macchina del fango che motore ha? I cavalli di cui dispone spingono verso un giustizialismo pericoloso al limite del sovversivo. La trazione non è integrale ma integralista e chi la usa si allontana sempre più dal campo dell’etica e del rispetto in perfetta malafede perché sa che non succederà nulla. La giustizia ha un altro passo rispetto al mondo che oggi ci circonda. Il web, i social network, la tecnologia in genere veicolano notizie, generano commenti e giudizi così velocemente che fagocitano se stessi, non permettendo non soltanto di fare analisi ma di partorire una semplice riflessione. Ma restano le illazioni, le insinuazioni e le accuse la maggior parte delle volte superficiali se non false.
Oggi la notizia sulle ipotesi di una qualsiasi forma di indagine o addirittura di chiacchiericcio su una persona fa il giro del mondo in un microsecondo assumendo le forme dello “sputtanamento” ad uso e consumo del famelico pubblico; quella persona è politicamente, moralmente e socialmente uccisa. La macchina del fango ha colpito inesorabilmente.
Ma non è detto che dobbiamo muoverci sul campo giudiziario per assistere a condanne definitive. Bande di nullafacenti inconsciamente o consciamente in malafede si dilettano dalla mattina alla sera a distruggere tutto e tutti in quella baraonda sempre più nauseabonda di facebook. E’ un popolo in servizio permanente che usa ogni tipo di carburante per alimentare una macchina del fango che non risparmia nessuno, nemmeno quelli che scientificamente la utilizzano ai fini politici, quelli abituati sempre di più a usare due pesi e due misure. Incapaci di scegliere, di decidere, di governare invocano la loro verginità politica. Hanno l’ossessione della purezza non capendo che ogni qualvolta vengono sorpresi con le mani nella marmellata non fanno altro che amplificare l’evento esaltando il contraltare della loro (finta) candidezza.
Queste persone, professionisti del giustizialismo a priori, sono l’esempio di come funziona la turbina di quella macchina.
Ma ci sarà un momento, per esempio, in cui ci si renderà conto che non sempre malaffare diventa mafia per gli altri e malcostume per se stessi.
Ci sarà un momento in cui uno stato di diritto metterà mani a norme che siano realmente garantiste e che permettano ad ogni cittadino prima di tutto di essere uguale a tutti gli altri e poi di poter essere giudicato da giudici veri, preferibilmente onesti, e non da tribunali popolari assetati di sangue in preda all’odio e alla cattiveria.
Speriamo che quel momento arrivi il più presto possibile e si metta davvero ordine in uno Stato che ha perso il controllo di se stesso.

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