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I Fatti di Etico: l’Italia dei moralisti e le sentenze non richieste

Michele Spena

I Fatti di Etico: l’Italia dei moralisti e le sentenze non richieste

Mar, 28/06/2016 - 22:07

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L’ Italia che impartisce lezioni di moralità è uguale a ogni latitudine; tutti sempre pronti a dare lezioni, a dispensare giudizi e ad emettere sentenze. Anche noi nisseni siamo sempre pronti a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, noi nisseni, italiani, non solo commissari tecnici, ora anche chef esperti fra i fornelli, critici in servizio permanente, ma soprattutto costantemente giudici degli altri.

Scrittori, giornalisti, sindacalisti, politici di destra e di sinistra e democristiani, magistrati, massaie, operai, preti, professionisti, commercianti, industriali, studenti, tutti, ma proprio tutti, hanno una loro verità ed emettono giudizi definitivi su quello che vedono o che spesso vogliono vedere. Tutti,  ma proprio tutti, sono depositari di verità assolute, di ricette magiche ma soprattutto si considerano candidi, puliti, onesti e privi di ogni forma di peccato.

Del resto se l’interpretazione stretta del Vangelo di Giovanni esclude che possa essere autentica la parabola in cui ha origine la frase “Chi non ha peccato scagli la prima pietra”, perché ne dobbiamo tenere conto? Ma evitata quindi la tempesta di pietre resta il problema della nostra coscienza. L’ipocrisia imperante, la falsità strisciante e la scaltrezza cinica e sempre opportunista di ogni membro della nostra società l’hanno minata alle fondamenta.

Se si parcheggia anche in terza fila, se si prega l’amico per farsi togliere una multa, se si cerca costantemente la raccomandazione, se ogni angolo di strada è pieno di cacca di cani, se i bagni pubblici delle autostrade e degli aeroporti sono sempre sporchissimi, se si guarda con occhio languido perfino la donna del nostro migliore amico, se non si sa cosa sia la coda, se si butta la chewingum per strada, se non si rispetta la privacy di alcuno, se si alza la voce ovunque, se si parla al cellulare al ristorante, se si viola in costantemente il codice della strada, se si rinnegano i figli, se si tradisce con disinvoltura, se non ci si lava e si puzza, se si esclude il merito, se si isolano i più bisognosi, se, in un solo concetto, non si ha rispetto per gli altri e per se stessi, volete spiegarmi chi, in questa società ha il diritto di giudicare, criticare e condannare?

Siamo noi quelli li, mica altri! E se siamo noi quelli li chi sono quelli che eleggono politici e amministratori ? Non so altri e non sono diversi da quello che noi siamo: sono semplicemente nostra espressione.

Invece assistiamo continuamente a tronfi interventi, a requisitorie e sentenze che non ammettono replica. Non occorre guardare i mille talk show della tv, basta andare dal macellaio, al bar o dal barbiere per apprezzare il perfetto spaccato dell’italiano. Tutti in possesso di verità assolute e non certo ispirati da Einstein il quale affermava che è più importante conoscere la strada che porta alla verità che non essa stessa. Qui sono sbagliate le premesse (non è stato richiesto a nessuno di giudicare), impresentabili i soggetti (sono tutti quelli delle malefatte quotidiane sopra elencate), nemmeno richiesto l’oggetto (di cosa parlano se non sanno nulla?).

Potremmo semplicemente indicare che il rispetto delle più elementari regole della buona educazione, un piccolo sforzo teso alla lettura di qualche libro, il tendere la mano ed esprimere un sorriso o un emozionante carezza a chi ci sta accanto e ai nostri cari, l’impegno  ad essere discreti e riservati, lo slancio di manifestare un normale senso civico e il sacrosanto diritto di rivendicare i propri diritti ed espletare i proprio doveri, possano essere il viatico di un miglioramento della nostra civiltà. Non prima di aver guardato all’interno della nostra coscienza ed aver verificato che proprio puri non siamo e che sarebbe opportuno evitare di impartire lezioni di moralismo ed emettere sentenze non richieste.

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