Atteggiamenti prevaricatori e violenti “nei confronti degli infanti a loro affidati”. Offese, frasi denigratorie, schiaffi, calci, pizzichi, capelli tirati e forti scossoni a 36 bambini con meno di tre anni. Il tutto ripreso dalle telecamere installate in un asilo nido di Potenza, il Melograno, dai Carabinieri, che hanno notificato a tre donne la sospensione per un anno dall’esercizio della professione di educatrici.
Il provvedimento interdittivo è stato disposto dal gip Salvatore Pignata. In totale sarebbero cinque le persone coinvolte nelle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo lucano. L’accusa, a vario titolo, è di maltrattamenti. La condanna sui social è già stata emessa da tanti, con la richiesta di mettere le telecamere in tutte le strutture per bambini e anziani. Nella scorsa primavera, un’altra dipendente si è rivolta al Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Potenza dell’Arma.
I Carabinieri hanno così cominciato a raccogliere testimonianze e soprattutto hanno messo le telecamere in due sezioni dell’asilo, in via Ionio, nel rione Cocuzzo, gestito da una cooperativa in regime di convenzione con il Comune. Ebbene, dai video e dagli audio in possesso degli investigatori, le prove sull’aggressività delle educatrici, tutte con diversi anni di lavoro alle spalle, sarebbero inconfutabili. In una nota diffusa dalla Procura potentina, si fa riferimento a “sofferenze fisiche e morali idonee a compromettere il regolare sviluppo psico-fisico dei bambini”.
Poche ore dopo la diffusione della notizia dell’interdizione per un anno, Domenica Ciccarelli, presidente della cooperativa che gestisce l’asilo, ha inviato alle redazioni un comunicato, nel quale ha sottolineato che “è nostro interesse che sia fatta chiarezza. Siamo convinti che le nostre operatrici sapranno fornire spiegazioni in merito ai fatti oggetto di indagine affinché si possa giungere nel più breve tempo possibile all’accertamento della verità”.
Cicarelli ha anche espresso “piena e convinta fiducia nel lavoro della magistratura affinché si faccia piena luce sui fatti contestati alle indagate nel prioritario interesse dei bambini e dei loro diritti, nonché delle famiglie che fino ad oggi ci hanno affidato con fiducia i loro piccoli senza mai sollevare alcun dubbio sui metodi educativi utilizzati”. (ANSA).

