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Assolto Mirko Lo Jacono: “Non ha commesso il fatto”. Era accusato di due tentati omicidi aggravati dal metodo mafioso

Redazione

Assolto Mirko Lo Jacono: “Non ha commesso il fatto”. Era accusato di due tentati omicidi aggravati dal metodo mafioso

Mar, 07/10/2025 - 09:20

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PALERMO – È stato assolto “per non aver commesso il fatto” Mirko Lo Jacono, 29 anni, residente nel quartiere Zen di Palermo, accusato di due episodi di tentato omicidio aggravati dal metodo mafioso, nonché di porto e detenzione illegale di arma comune da sparo.

Il primo episodio contestato risale al 23 marzo 2021, in via Patti, nel cuore dello Zen, ai danni di Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo. In quella circostanza Lo Jacono avrebbe agito in concorso con Pietro e Vincenzo Maranzano, Nicolò Cefali e Litrerio, tutti già giudicati con rito abbreviato e condannati in via definitiva.

Il secondo episodio, invece, sarebbe avvenuto il 20 novembre 2021 in via Rocky Marciano, sempre allo Zen, e avrebbe avuto come vittime Antonino e Giuseppe Colombo e Maria Terzo, questa volta in concorso con una persona non identificata.

Al termine della requisitoria, il Pubblico Ministero Eugenio Faletra aveva chiesto una condanna a 23 anni di reclusione per Lo Jacono. Ma la quarta sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana (relatore Giangaspare Canerini), ha accolto le tesi difensive dell’avvocato Giovanni Castronovo, assolvendo l’imputato dopo una lunga camera di consiglio.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

Secondo la difesa, il quadro accusatorio si fondava su testimonianze ritenute inattendibili, in particolare quelle della persona offesa Giuseppe Colombo e della compagna Valentina Chillemi, che avevano indicato tra i presunti autori del commando di fuoco anche Attanasio Fava e Giovanni Cefali.
Fava, tuttavia, ha dimostrato di trovarsi al lavoro nella sua macelleria di Ballarò al momento dei fatti, vedendosi così archiviare la posizione; mentre Cefali – anch’egli assistito dallo stesso legale Castronovo – è stato assolto di recente dalla Corte d’Appello di Palermo dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione.

La difesa ha inoltre sottolineato come le indagini successive, che portarono all’arresto di Lo Jacono due anni dopo i coimputati, si basassero su intercettazioni ambientali e telefoniche generiche, prive di riscontri concreti, rimaste quindi mere ipotesi accusatorie e insufficienti a fondare una condanna.

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