Salute

Caltanissetta, pazienti del S’Elia lamentano “Blackout informativo” ma l’ASP replica: “invitiamo tutti i reparti a dialogare”

Redazione 2

Caltanissetta, pazienti del S’Elia lamentano “Blackout informativo” ma l’ASP replica: “invitiamo tutti i reparti a dialogare”

Sab, 12/02/2022 - 11:23

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La protezione dei pazienti del Sant’Elia che, dopo essere entrati in ospedale con un tampone negativo, diventano parte integrante di una “bolla sanitaria” per essere tutelati dal virus del Sars Cov-2 crea molti disagi soprattutto per i familiari che desiderano avere notizie certe sullo stato di salute dei propri cari. E la situazione si aggrava quando il paziente non ha la capacità o la possibilità di trasmettere tutte le informazioni utili al medico che in quel momento lo ha in cura.

Quello che emerge, da quanto rilevato e raccontato alla consigliera comunale Annalisa Petitto, è un “Blackout” di informazioni che viene definito come caratterizzato da una “disumana sofferenza”.

“I familiari dei pazienti ricoverati all’Ospedale Sant’Elia sono abbandonati a sé stessi: nessuno riceve informazioni ufficiali sullo stato di salute dei propri cari. Un vergognoso blackout! Alcuni familiari sono arrivati, anche, al punto di chiamare le forze dell’ordine. Tutto ciò è disumano”.

L’ASP di Caltanissetta comprende bene le difficoltà di comunicazione che si sono create nei singoli reparti dopo che sono state chiuse le porte per motivi di protezione. Ciò, però, a loro avviso non deve comportare l’assenza di interazione con i familiari e ciò innanzi tutto per garantire il benessere del paziente. “La prassi che da due anni si mette in atto in tutto il distretto ospedaliero della Provincia di Caltanissetta – ha spiegato il Direttore Medico ff del distretto ospedaliero Area nord Benedetto Trobia – è quella di effettuare un efficace ed efficiente comunicazione fra i pazienti e i loro familiari”.

Invito che, però, a parere della consigliera Petitto non è sufficiente poichè “I cartelli con le fasce orarie prestabilite per le informazioni ai parenti, affissi alle porte del Pronto Soccorso, sono un bluff perché i medici sono pochi, pochissimi e non possono assolvere anche a questo compito.

L’emergenza sanitaria e i protocolli di degenza ospedaliera in epoca Covid non possono privare i malati ed i loro familiari di umanità e dignità.

Le famiglie dei malati hanno diritto di essere informati quotidianamente dello stato di salute del proprio familiare, anziano o bambino che sia, dal personale sanitario a cui, dopo ogni singolo ricovero, viene fornito il numero di telefono di un referente della famiglia.

Per giorni e giorni, invece, le famiglie dei malati restano senza notizie ufficiali, dovendosi districare tra conoscenze e amicizie per elemosinare ciò di cui, invece, hanno pieno diritto”.

Chi ha diritto ad un servizio non deve cercare favori e conoscenze più o meno “pesanti”: ne ha diritto e basta! Stante il carico dei medici e dei sanitari tutti impegnati in prima linea nei reparti, in condizioni davvero precarie, con personale ormai all’osso, chi di dovere, ovvero i vertici dell’ASP, si attivino con somma urgenza e dispongano sistemi e canali ufficiali garantire ai familiari dei pazienti ricoverati le dovute e necessarie informazioni sulle condizioni dei familiari, quantomeno una volta al giorno”.

La comunicazione ufficiale trasmessa dall’ASP mesi fa e ancora in vigore – ha ribadito il Direttore Medico Trobia – è rivolta soprattutto ai Direttori e responsabili delle Unità Operative per una “puntuale ottemperanza delle procedure volte a garantire il passaggio costante e tempestivo delle informazioni fra il personale sanitario e i familiari dei pazienti ricoverati”. Un invito che viene fatto nell’esclusivo interesse dei degenti e delle loro famiglie e tiene conto delle misure eccezionali pensate per tutelare i degenti della comunità “Ospedale”.

La consigliera Petitto avanza alcune proposte per facilitare le comunicazioni. Tra queste la possibilità di dotare i reparti di “dispositivi telefonici (tablet o smartphon) che consentano a quei pazienti ricoverati che non possono telefonare o videochiamare perché intubati, con flebo, mascherine d’ossigeno, di sentire e vedere i propri familiari, almeno una volta al giorno.
Si assegni personale ad hoc ad ogni reparto ( i medici in pensione riassunti per l’emergenza con lauti compensi, o gli psicologi, o chiunque altro), che possa anche assolvere a tale incombenza giornalmente almeno per i degenti che non ne hanno possibilità.

Le famiglie hanno diritto di confortare, di regalare un sorriso, di conoscere per le vie ufficiali le condizioni di salute del proprio caro e di monitorare come sia assistito e curato.
Si può essere così insensibili davanti ad un anziano, un bambino, una mamma, ricoverati in letto di ospedale, senza notizie delle proprie famiglie?

E’ mai concepibile ed accettabile che una madre o un figlio non abbiano alcuna notizia sullo stato di salute del proprio caro?

L’efficienza di una gestione sanitaria non si misura sul numero dei nastri tagliati per inaugurazioni o per visite ufficiali di Assessori regionali, si misura sul servizio sanitario offerto che passa, imprescindibilmente, per il rispetto e la cura umana del malato”.

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