Salute

Cybercrime farmaceutico: oscurati dai Nas 42 siti.

Redazione 1

Cybercrime farmaceutico: oscurati dai Nas 42 siti.

Sab, 23/10/2021 - 14:25

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Quarantadue siti sono stati oscurati dai Nas in un’operazione di contrasto al cybercrime farmaceutico. Continua, nel contesto dell’emergenza pandemica, il monitoraggio del web condotto dai Nas insieme con le Direzioni Generali del Ministero della Salute e volto a individuare siti che offrono in vendita non solo medicinali, ma anche prodotti alimentari non notificati.

L’ultima attività di controllo della rete, come riferisce Adnkronos, ha portato i militari del Reparto Operativo a eseguire 42 provvedimenti d’inibizione all’accesso dal territorio nazionale, ‘oscuramento’, emessi dalla Direzione Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico e dalla Direzione Generale Igiene, Sicurezza Alimentare e Nutrizione nei confronti di altrettanti siti web collocati su server esteri e con riferimenti di gestori non individuabili, sui quali venivano promosse e offerte, anche in lingua italiana, varie tipologie di medicinali correlate anche all’emergenza pandemica da Covid-19 e asseriti integratori alimentari vantanti presunte proprietà terapeutiche.

Oltre a una serie di farmaci recanti varie indicazioni terapeutiche e soggetti a obbligo di prescrizione, nonché vendibili solo in farmacia da parte di farmacista abilitato, i carabinieri del Nas hanno individuato l’offerta in vendita di medicinali asseritamente contenenti principi attivi soggetti a particolari restrizioni d’uso e specifiche indicazioni d’impiego clinico o sperimentale in relazione all’infezione da Sars-cov-2 conducendo una mirata attività di ricerca, in particolare, sull’ivermectina (presente in ben 35 siti), antiparassitario utilizzato anche in campo veterinario e per il quale l’Ema, nel marzo 2021, ha emanato una nota1 con la quale raccomanda di non utilizzare il principio attivo per la prevenzione o il trattamento di Covid-19 al di fuori degli studi clinici.

Individuati e oscurati anche 4 siti che presentavano, in violazione delle vigenti disposizioni, presunti integratori alimentari asseritamente vantanti proprietà terapeutiche per la cura della disfunzione erettile, con claim promozionali che evidenziavano la presunta origine “naturale”, e pertanto “sicura” per l’assuntore, dei relativi composti.

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