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Rassegna Stampa: Calunnie sacerdoti all’ombra del Redentore

Redazione 2

Rassegna Stampa: Calunnie sacerdoti all’ombra del Redentore

Ven, 06/08/2021 - 15:00

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Oggi per il calendario è la Trasfigurazione del Signore, per i nisseni è l’appuntamento – purtroppo mancato, per il secondo anno, nella sua tradizionale cornice – con il monumento al Redentore sul San Giuliano. Giusto tre messe oggi sul piazzale (ore 7, 8 e 19) per non perdere il legame di fede, ma per il resto il coronavirus è tornato a bloccare le altre iniziative solitamente collaterali.

Si parla, però, di prospettive per rilanciare il sito (ne abbiamo riferito ieri l’altro), per farlo divenire “un vero e proprio santuario”, quindi un polo di attrazione di fede innanzitutto, e turismo consequenziale, con annesse strutture, il tutto per accogliere dignitosamente pellegrinaggi da ogni parte dell’isola, così come avveniva a partire dall’ormai lontano 1900 quando la statua bronzea del Cristo benedicente, inaugurata il 29 settembre di quell’anno, salutava migliaia di forestieri convenuti a rendergli omaggio e a rivolgergli richieste di grazia.

Ma anche 121 anni fa si pensava esattamente nello stesso modo, specie sull’onda dell’entusiasmo che aveva accompagnato la scelta del sito nisseno ove costruire il monumento e le successive fasi della sua realizzazione. Si pensava, cioè, di creare attorno al santuario tutta una serie di infrastrutture che ne agevolassero le visite, si fecero anche proposte operative, ma tutto rimase a livello di buone intenzioni. Anzi, colui che più di tutti aveva avanzato tali proposte fu al centro di calunnie e pesanti accuse di malversazione, anche da parte di alcuni sacerdoti: lui era il canonico Francesco Pulci, colui cioè che era risuscito a far scegliere Caltanissetta come sede del monumento dei siciliani al Cristo benedicente e che ne aveva seguito le vicende negli anni successivi; insomma l’“uomo del Redentore”, tanto che nel ritratto che di lui oggi ci rimane lo si vede stringere in una mano il santino del monumento, proprio a rimarcare quello che era stato il più significativo fronte d’impegno della sua vita pastorale. Ma cosa aveva proposto il Pulci per fare del Redentore un santuario “vero e proprio”, così come se ne parla ai giorni nostri?

Quindici anni dopo l’inaugurazione del monumento il sacerdote scrive una sorta di diario dove riporta i “dolci e dolorosi ricordi” – così li definisce – legati a quella realizzazione. Anni fa la storica Rosanna Zaffuto Rovello ne ha pubblicato alcuni stralci, attinti dal manoscritto originale che si trova custodito nella biblioteca “Scarabelli”. Così principiava quella sua testimonianza: «Dopo più che tre lustri dall’inaugurazione del Monumento a Gesù Redentore vale la pena rivolgere riposato lo sguardo su di un passato il quale, se mi fu cagione di indicibili dolori morali che mi vennero da malevoli concittadini a da confratelli nel sacerdozio, mi fu causa altresì di ineffabili gioie pel compimento di una opera che a me stesso in principio sembrò follia sperare».

Già sulla preparazione dell’opera gli erano arrivate critiche: «Ricordo che il prof. Calogero La Paglia direttore delle scuole elementari e i sacerdoti Giuseppe Lacagnina e Michele Gattuso formarono il primo triunvirato di opposizione. Non potendo inveire contro il vescovo per torti supposti ricevuti dallo stesso, invelenirono sull’opera e chi se ne era fatto promotore con commenti velenosi». Ma vediamo, più nel dettaglio, quali iniziative vanno in porto in quel periodo e quali invece vengono stroncate. Tra le prime, la costruzione di due casette – tra il 1901 e il 1902 – vicine al monumento per offrire riparo ai pellegrini, e ciò grazie alle offerte della nobildonna Maria Lanzirotti Ajala e del vescovo Zuccaro; tra le seconde, la messa a dimora di 400 piante a ornamento della strada di accesso e del piazzale, alla cui ombra far riparare i visitatori specie nel periodo estivo, poi vandalicamente tagliate e distrutte da mani ignote.

Ma il Pulci non si arresta e anzi ipotizza iniziative di maggior rilievo, proprio per rendere il santuario degno di tale titolo e farvi convergere più gente possibile. E così eccolo scrivere nel suo diario di ricordi: «Era mia intenzione far sorgere di faccia quasi al monumento un Ospizio unito ad una Chiesa intitolata al Cuore Eucaristico di Gesù Redentore con le oblazioni dei fedeli e pel quale avevo ottenuto una speciale benedizione dal S. Padre Leone XIII. L’idea di rendere del tutto religioso e sacro il viale superiore del Redentore, col mettervi a dovuta distanza le stazioni della Via Crucis, fu quella che occupò e interessò l’animo mio dopo l’inaugurazione del monumento. E già erano state promesse le prime quattro cappelle…». Ma di tutto ciò non se ne farà niente, anche perché contro il sacerdote si accresce man mano l’ostilità di chi non ne gradisce il “potere” raggiunto e anzi lo accusa di lucrare sulle offerte pervenute per il monumento.

Sono proprio alcuni religiosi ad adoperarsi maggiormente contro il Pulci, che così li ricorderà: «Col pretesto di liberar me dalle molte fatiche che mi importavano i pellegrinaggi e le feste (ma in verità per levarmi il monopolio delle elemosine delle offerte), alquanti di questi sacerdoti persuasero il vicario generale mons. Polizzi a formare un comitato (…) di alcuni buoni secolari e di sacerdoti, tra i quali assai pochi di retta intenzione (…) avrebbero voluto imporsi su tutto e su tutti». Anche dei toni più modesti della festa del 6 agosto 1901, rispetto a quella straordinaria dell’inaugurazione dell’anno prima, viene fatta colpa al Pulci, ormai vittima di «insulti gratuiti di gente pervertita nella coscienza dalle false insinuazioni». Anche una certa stampa locale attacca il sacerdote, che finirà per lasciare la direzione del monumento. Superfluo ribadire che tutti i progetti per creare “un vero santuario” sul San Giuliano, con annesse strutture per i pellegrini, sarebbero rimasti inattuati.

Negli anni, intanto, il monumento a Gesù Salvatore è andato incontro a varie vicissitudini, perdendo man mano il suo fascino: piazzale per lunghi periodi abbandonato a se stesso, balaustra circostante crollata in più punti, lampioni vandalizzati, sporcizia lasciata dai bivacchi notturni e incontrollati a base di anguria e birra, graffiti alla vernice a deturpare il basamento del monumento, finanche un fulmine che nel 1976 danneggia la statua.

Oggi si riparla, covid permettendo, di ridare dignità al sito: consideriamolo un messaggio di augurio per l’odierna festa, dove gli altri auguri sono quelli ai tanti nostri Totò.