Salute

Italia, Covid: sposati da 64 anni, in ospedale allestita per loro la “stanza matrimoniale”

Redazione

Italia, Covid: sposati da 64 anni, in ospedale allestita per loro la “stanza matrimoniale”

Mer, 03/03/2021 - 17:34

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“La cura passa anche attraverso la relazione, quel ‘sentirsi come a casa’ che fa bene, oltre che allo spirito, al fisico”. Questa la ‘regola’ non scritta ma applicata dall’Ospedale di comunità di Montagnana, dell’Ulss 6 di Padova, e rappresentata da una coppia di 86enni di Monselice, nel Padovano. entrambi ricoverati per Covid e sistemati nella stessa stanza.

Da novembre ad oggi sono 170 le persone, 6 le coppie ricoverate nella stessa stanza, accolte in questo Ospedale di comunità, “struttura ‘ponte’ con il territorio il cui obiettivo è teso – ricorda la dottoressa Maria Beatrice Bettini, referente clinica dell’OdC Covid di Montagnana – alla riattivazione delle riserve funzionali residue di quei pazienti che hanno affrontato un ricovero in acuzie, e alla riabilitazione degli assistiti che hanno necessitato di un periodo di ricovero qui, dopo un’iniziale assistenza domiciliare.

Noi puntiamo molto sulla relazione: i nostri infermieri, operatori socio-sanitari e fisioterapisti portano sempre dei regalini ai pazienti. Investiamo molto tempo nel dialogo e nella comunicazione che consideriamo tempo di cura e di recupero. Tutto il personale è vaccinato contro il Covid-19, così siamo più sereni e possiamo trascorrere il maggior tempo possibile a contatto con i nostri assistiti.

A beneficiarne è il loro recupero”.”Quest’epoca pandemica contraddistinta dal distanziamento sociale ha enfatizzato l’importanza della vicinanza fisica ed emotiva, in tutta sicurezza. Del resto la qualità di un’organizzazione sanitaria si misura non solo con l’appropriatezza e l’efficacia delle prestazioni rese ma anche con l’attitudine – sottolinea il direttore generale dell’Ulss 6 Euganea Paolo Fortuna – ad accogliere i pazienti, in particolar modo i più anziani e fragili, con quella disponibilità e quella tenerezza con le quali ciascuno di noi vorrebbe, da malato e da degente, essere trattato.

L’efficacia di una terapia si misura anche con il termometro dell’umanità. Il concetto che la relazione sia tempo di cura, e anche di gioia, sta prendendo piede non solo negli ospedali per acuti ma anche nei nostri ospedali di comunità, interfaccia tra ospedale in senso stretto e territorio, sorta di cerniera dell’assistenza. Perché la cura non è solo bianco o nero ma risponde anche a una variegata tonalità di grigi”.

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