Salute

Caltanissetta United, un “calcio” al razzismo: squadra amatoriale multirazziale, dall’idea di Luca Neve e con Etnos

Redazione

Caltanissetta United, un “calcio” al razzismo: squadra amatoriale multirazziale, dall’idea di Luca Neve e con Etnos

Lun, 28/01/2019 - 09:55

Condividi su:

CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Caltanissetta United e’ una iniziativa di un libero cittadino amante del calcio e sostenitore dell’integrazione multi-culturale, Luca Neve, nisseno di adozione, che con la collaborazione della Cooperativa Etnos e di diversi gestori di campi cittadini, ha formato una squadra di calcio a 5, che include giovani di tutto il mondo e che parteciperà ai vari e numerosi tornei amatoriali che si susseguono nella citta’ di Caltanissetta, denominandola, appunto, Caltanissetta United.

“E’ nato tutto da un bisogno dell’anima, quello di provare ad utilizzare il calcio, anche come strumento per l’inclusione sociale, l’integrazione e le pari opportunita’. Il calcio, come gli altri sport, contribuisce in modo significativo alla coesione economica e sociale e a una societa’ piu’ integrata”.

Del resto, per chi vuole, un ottimo punto di osservazione sulla societa’ e’ sicuramente rappresentato dal mondo del calcio in genere, e piu’ che mai da quello di provincia e di livello amatoriale, dove tutte le realta’ sociali, spesso hanno la possibilita’ di ritrovarsi, condividendo gioie e dolori, sogni e passioni, sudore e fatica”.

In ogni casa, a prescindere dal tipo di casa, dalla sua grandezza, integrita’ o sfarzo, c’è sempre almeno un calciatore o aspirante tale, spesso anche a dispetto dell’eta’ che avanza o delle possibilita’ che il il fisico gli concede. Ma esso puo’ essere anche un grande veicolo di integrazione, di opportunita’, di formazione e (a dispetto della tanto esaltata “ignoranza calcistica”) di educazione a valori come la correttezza, il sacrificio, la solidarieta’ e lo spirito di gruppo che trovano grande espressione nell’appartenenza ad una squadra.

“E proprio a tale scopo mi e’ sembrato doveroso agire, con la collaborazione di diverse realta’ quali quella della A.S.D. ACOR di mister Otello Ribellino, e grazie a Luciano e Salvatore Giarratano, non nuovi ad iniziative di questo tipo, degli omonimi campetti in via Pietro Leone (ove il 27 gennaio e’ iniziato il primo torneo a cui partecipiamo) in modo che questa chance potesse diventare anche una realta’ per i ragazzi di “Casa Nostra”.

“Casa Nostra” è una struttura che accoglie minori stranieri non accompagnati, nella periferia di Caltanissetta. Un piccolo grande microcosmo di vite, dove si intrecciano storie lontane  e vicine, presenti e passate. Un’organizzazione familiare fa di questa “Casa” un luogo aperto al mondo e alla società circostante… diventando un vero e proprio “porto” sicuro e accogliente.

La struttura, gestita dalla Cooperativa Etnos, ha due facce. Quella ben visibile e che si riaffaccia con il mondo esterno, attraverso la partecipazione di tutti i ragazzi alla vita circostante, dalla scuola ad altri centri di aggregazione e socializzazione; c’è poi la faccia più intima, fatta di un susseguirsi di piccolo gesti, di riti, di pranzi, cene, momenti di ricreazione e di studio…

A vivere la struttura sono quotidianamente 14 ragazzi minorenni e maggiorenne che usufruiscono della proroga, provenienti da tante parti del mondo, dal Mali alla Nigeria, dal Gambia al Burkina Faso, dal Pakistan al Senegal, dal Bangladesh alla Guinea. È qui che questi ragazzi, arrivati soli dal mare, trovano un rifugio, che non è certamente soltanto materiale, ma è soprattutto di ascolto, supporto, guida. Al compimento della maggiore età, fatta eccezione dei sei mesi di proroga previsti in casi speciali, i ragazzi lasciano la struttura per essere destinati altrove. In un continuo e imprevedibile ricambio, all’interno di “Casa Nostra” sono stati ospitati quasi cinquanta ragazzi…ciascuno con le proprie storie, i propri sogni, le proprie peculiarità, le proprie risorse e i propri difetti.

Ciascuno di loro non è mai stato un numero. Ma una persona ben definita, con il proprio vissuto e le proprie emozioni.

“E’ importante, per me, sottolineare che Caltanissetta United non e’ “la squadra dello Sprar” o “la squadra dei rifugiati”. Caltanissetta United e’ la squadra di una citta’ aperta, antirazzista, libera e solidale, che infatti, oltre a vedere protagonisti i ragazzi di Casa Nostra, include altri sportivi di origine nissena e palermitana. Una squadra, percio’, davvero internazionale, una piccola comunita’ sportiva dove non ci sono leader, ma solo persone unite dagli stessi sentimenti calcistici, e che almeno per 60 minuti, possono sentirsi uguali, non discriminati, non ghettizzati, non meno inclusi socialmente”.

Del resto, questo avviene gia’ quotidianamente quando vediamo calcare lo stesso rettangolo di gioco a squadre in cui l’operaio puo’ giocare insieme all’avvocato, il panettiere insieme al medico o al professore, ed e’ quindi bene allargare questa visione di insieme a tutte le realta’ sociali.

Tutti i componenti della societa’ dovrebbero avere accesso allo sport: occorre pero’, tenere conto delle esigenze specifiche e della condizione dei gruppi meno rappresentati, nonche’ del particolare ruolo che lo sport può avere per i giovani, per le persone con disabilita’ e per quanti provengono da contesti sfavoriti.

“Il logo della squadra Caltanissetta United, rappresenta 5 braccia (come i giocatori di una squadra di calcio a 5) con la pelle di colore diverso che si tengono strette a formare un cerchio, un pallone, tondo, come il mondo in cui viviamo.

E poi c’e’ il campo: il luogo dove ancora di piu’, diventiamo tutti piu’ uguali. Il luogo dove tutti vogliamo vincere, dove tutti ci arrabbiamo per un pestone preso, dove tutti gioiamo per un gol fatto, e dove un po’ tutti ce la prendiamo con il povero arbitro di turno.

Poi ci sono anche gli aneddoti, quelli belli e quelli un po’ meno belli.

Ma uno bello ve lo voglio raccontare: dopo la prima partita, che abbiamo perso (il 27 gennaio), il morale della squadra era ovviamente un po’ basso, ed io cercavo di rincuorare i ragazzi, soprattutto Lamin, che aveva corso tanto e preso tanti calci….. la sua risposta, forse vedendo anche me un po’ giu’ e’ stata: “non preoccuparti la prossima partita ci penso io, lottiamo di piu’”. Che detto da chi e’ arrivato solo dal mare, non ha una casa sua, e forse, nemmeno piu’ una famiglia, mi ha fatto sentire davvero piccolo.

Perche’ poi, al di la’ di tutto, in ogni piazza ed in ogni angolo del mondo c’è un essere umano che semplicemente con una sfera tra i piedi, seppur fatta di stracci, di carta, di plastica o persino di cuoio, si diverte. E (anche) in questo, siamo tutti uguali”. 

LUCA NEVE

 

Pubblicità Elettorale