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 Antenna Rai e dintorni: residenti e una stradella dimenticati, tra buche, selfie e promesse mai mantenute

Redazione

 Antenna Rai e dintorni: residenti e una stradella dimenticati, tra buche, selfie e promesse mai mantenute

Mar, 24/06/2025 - 00:10

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Nel cuore della collina di Sant’Anna, dove il traliccio della Rai svetta ormai da decenni come un silenzioso e imponente vicino di casa, sei famiglie continuano a vivere in condizioni che potremmo definire di disagio ordinario. Un’espressione che sembra quasi un ossimoro, eppure perfettamente calzante per descrivere la quotidianità di chi abita nella stradella che collega Sant’Anna a via Eber.

Un viottolo stretto, malridotto, disseminato di buche e privo di una vera manutenzione, che nei giorni di pioggia si trasforma in un percorso a ostacoli. È questa l’unica via d’accesso alle loro abitazioni. Famiglie che non solo convivono da sempre con l’impatto visivo e ambientale dell’antenna, ma che hanno anche dovuto, nel tempo, adattarsi a una viabilità indecorosa, mai realmente considerata come priorità.

Eppure, quando in passato si ventilava la possibilità di un eventuale sgombero dell’area, la politica accorse rapida. Riunioni, incontri, sopralluoghi, promesse: in quei momenti il dialogo con i residenti divenne improvvisamente centrale. Avvicinamenti ruffiani, dichiarazioni pubbliche, assicurazioni d’interventi, ascolto delle problematiche. Tutto sembrava destinato a un miglioramento. Poi il silenzio.

Oggi che il dibattito sull’antenna RAI torna al centro dell’agenda politica e mediatica cittadina, quei residenti tornano invisibili. Mentre in tanti si affollano attorno al tema del vincolo paesaggistico, del valore simbolico e storico del traliccio, chi vive quotidianamente ai suoi piedi si sente dimenticato.

A rendere il tutto ancora più amaro è l’assoluta mancanza di rispetto della loro privacy. La stradella, un tempo percorsa solo da chi vi risiede, è ormai meta costante di cittadini, curiosi e attivisti che si spingono fino a pochi metri dalle abitazioni per cercare l’angolo migliore da cui scattare una foto, un selfie o una ripresa video con l’antenna sullo sfondo. Qualcuno si aggira con discrezione, altri osservano con insistenza, altri ancora scrutano in cerca di segnali che possano suggerire l’avvio della demolizione, controllando se ci siano operai o tecnici al lavoro. Una presenza continua, spesso invadente, che mina la tranquillità e l’intimità delle famiglie che abitano in quella zona.

Lì, tra l’asfalto che cede e il via vai di curiosi e manifestanti, c’è chi ha dovuto rinunciare a sentirsi parte attiva di un quartiere. Chi ha visto le proprie esigenze sistematicamente rinviate, posposte rispetto a quelle del “vicino ingombrante”, quel traliccio della Rai che non emette più segnali ma continua a proiettare ombre lunghe.

Non solo sul paesaggio, ma anche sulle vite di chi abita accanto. Famiglie che oggi osservano il clamore con un misto di rassegnazione e amarezza, perché se l’antenna improvvisamente è diventata un simbolo da difendere, loro restano semplicemente cittadini da dimenticare.