Salute

Caltanissetta, un cane per imparare il valore dell’empatia: il progetto di ASP e Istituto penale minorile

Marcella Sardo

Caltanissetta, un cane per imparare il valore dell’empatia: il progetto di ASP e Istituto penale minorile

Lun, 04/07/2022 - 15:45

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Insegnare a riconoscere la comunicazione non verbale, valorizzare il bisogno di autostima e autorealizzazione del sé, imparare a interagire correttamente con “l’altro”. Sono questi alcuni dei principali obiettivi di “Empathy Dog” sui quali i referenti dell’ASP e dell’Istituto Penale Minorile di Caltanissetta hanno lavorato per supportare la crescita formativa ed emotiva dei ragazzi coinvolti.

Il progetto, che richiama un’attività promossa qualche anno fa all’istituto scolastico “Leonardo Sciascia” di Caltanissetta per contrastare la devianza minorile, mira a utilizzare gli animali – in questo caso due cani – come catalizzatori per le emozioni e acceleratori di un percorso di crescita.

L’iniziativa, avviata ad aprile e conclusa la scorsa settimana, ha coinvolto 5 studenti della scuola presente nell’Istituto Penale Minorile di Caltanissetta e ha raggiunto obiettivi di gran lunga superiori alle già ottimistiche aspettative poste dagli operatori e dai pedagogisti coinvolti.

Protagonisti di questa bella storia sono due cani, il Rottweiler Duma e il Border Collie Pedro che, con la loro differente età e carattere, hanno dato ai ragazzi l’opportunità di crescere e di scoprire il valore dell’empatia per riconoscere le emozioni altrui e proprie e la scala di priorità che, uscendo dall’istituto, potranno iniziare a mettere in atto.

“L’ASP ci ha contattato per realizzare questo progetto di riabilitazione emotiva per i giovani e noi abbiamo immediatamente accolto l’iniziativa con grande entusiasmo – ha spiegato Girolamo Monaco, direttore dell’istituto penale minorile di Caltanissetta -. Abbiamo investito nell’iniziativa tutte le energie a disposizione coinvolgendo, in alcuni momenti di confronto e riflessione, non soltanto i ragazzi e i pedagogisti ma anche gli agenti di custodia. Volevamo far comprendere che chiunque possiede delle emozioni e, se impara a gestirle, potrà intrattenere dei rapporti sociali proficui e star bene anche con sé stessi”.

Fondamentali sono state tutte le fasi del percorso che hanno visto l’utilizzo di due differenti animali che, con le loro caratteristiche, hanno permesso ai ragazzi di comprendere la necessità di variare il proprio comportamento a seconda dell’interlocutore.

“Il rapporto dei ragazzi con il cane non è stato omogeneo poiché ciascuno ha risposto in modo personalizzato – ha spiegato la pedagogista Milena Avenia -. C’è chi, ad esempio, ha vissuto dei timori iniziali che successivamente sono stati dissipati e chi, invece, ha mostrato immediatamente confidenza. Merito anche dell’animale scelto per il progetto che, con semplicità ha mostrato grande equilibrio consentendo ai ragazzi di abbattere le loro barriere e di far emergere pensieri ed emozioni”.

“Il contatto visivo, la postura e i movimenti, tratti caratteristici della comunicazione non verbale, hanno consentito ai ragazzi di interagire senza diffidenza e aprire un contatto simbiotico che poi li ha trasformati in mediatori empatici per chi si confrontava con l’animale – ha raccontato la veterinaria dell’ASP Eva Trobia -. Una competenza messa alla prova durante l’incontro con gli anziani che li ha gratificati molto facendo sperimentare emozioni e sensazioni talvolta sconosciute ma che vale la pena di vivere”.

La prima fase di “Empathy Dog” si è svolta con un Rottweiler anziano, ben addestrato e molto docile. I ragazzi hanno iniziato a studiare l’animale per comprendere quando e come potevano avvicinarsi e interagire per poter accrescere il benessere reciproco. Dare da bere all’animale o del cibo, infatti, fanno parte della base dei bisogni così come indicati nella piramide di Maslow.

Dopo aver fatto prendere confidenza con l’animale gli educatori sono passati alla seconda fase, quella orientata ai bisogni di sicurezza e appartenenza. Co-Protagonista di questo percorso di crescita è stato un Border Collie, più giovane e più vivace dell’animale precedente.

Al termine di questo percorso di confronto e accompagnamento, al quale seguivano dei momenti di confronto e circle time, 3 dei 5 ragazzi coinvolti sono andati in una casa di riposo nella quale hanno raccontato agli ospiti come approcciarsi con gli animali e quali fossero le principali esigenze. Una fase caratterizzata soprattutto per far comprendere ai ragazzi che possono diventare protagonisti del loro destino ed essere considerati meritevoli di attenzione e di stima semplicemente prendendosi cura del prossimo, soprattutto se, come gli ospiti, facente parte di una categoria fragilissima.

Il rapporto con l’animale ha facilitato le emozioni e ha permesso di conoscere e riconoscere le emozioni. I ragazzi, dunque, si sono dimostrati particolarmente sensibili e accoglienti cercando di supportare le necessità degli anziani e degli animali.

Empathy Dog si è trasformata per i protagonisti in una riflessione sulla loro vita, sull’esperienza passata e futura e ha permesso loro di comprendere che esiste un lavoro interiore da dover compiere per poter mettere in atto cambiamenti proficui. E se ciascuno lavora sul “sé” ne beneficerà tutta la comunità.

“L’esperienza vissuta è stata assolutamente positiva e come ASP ci impegniamo già da ora ad attivare nuovi progetti e iniziative che, utilizzando gli animali come catalizzatori e acceleratori di emozioni, possano consentire una formazione individuale e sociale – ha commentato il referente dello Staff della Direzione sanitaria di Caltanissetta Massimo Capostagno -. Abbiamo innescato una scintilla e, adesso, vogliamo trasformarla in un grande falò. Ci sono ancora tanti ambiti da esplorare e iniziative da poter mettere in atto e questi risultati ci incoraggiano a proseguire”.

La società e le sue abitudini sono cambiate e con esse anche la tipologia di minori che accogliamo – ha spiegato il direttore dell’IPM– e il nostro compito è adattarci alla nuova realtà nella quale il delinquente è colui che mette in atto un comportamento trasgressivo ma anche segno di un malessere che racchiude una diagnosi con uno o più disturbi. Il nostro compito, come istituzioni, è quello di creare degli strumenti idonei a contenere gli atteggiamenti scorretti ed educare al corretto confronto con l’altro.

Sentirci dire dai ragazzi dell’Istituto Penale Minorile che durante lo svolgimento del progetto si sono sentiti <<liberi>> di esprimere emozioni e pensieri per noi è sintomo di un successo poiché siamo riusciti a far comprendere che l’autonomia, l’autostima e la cura del prossimo permettono di migliorare la qualità della vita in generale e rendono ciascuno fiero e soddisfatto di sé”.

Gli attestati consegnati al termine del progetto, dunque, non dovranno essere percepiti dai ragazzi come dei semplici “pezzi di carta” che conserveranno quando usciranno dall’istituto bensì la conferma che la competenza acquisita è dentro di loro e potranno sfruttarla ogni qualvolta ne avranno necessità. Basterà soltanto “aprire la finestra” della loro anima e cogliere l’empatia che hanno imparato a coltivare.

Nella foto, da sinistra: il Comandante Dirigente Aggiunto della Polizia Penitenziaria Corrado Pintaldi, l’Educatrice Funzionaria Giuridica Pedagogica Viviana Savarino, il Direttore dell’Istituto Penale Minorile di Caltanissetta Girolamo Monaco, il Medico Veterinario Eva Trobia, la Pedagogista Milena Avenia, la Referente della casa di riposo “Nonni Felici” Rossana Amico, il Dirigente Medico Veterinario ASP Gaspare Calì, il Referente dello Staff della Direzione Sanitaria Provinciale Massimo Capostagno, il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASP Massimo Cacciola e il Direttore di Medicina Penitenziaria Maurilio Cortese.

Non presente nella fotografia di copertina parte attiva del progetto è stata anche la pedagogista Silvia Cirami.

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