Salute

Il Nucleare? No grazie, preferiamo le pietre

Donatello Polizzi

Il Nucleare? No grazie, preferiamo le pietre

Mar, 14/06/2011 - 10:19

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CALTANISSETTA – Il vento referendario ha imperversato su tutta la penisola italica. Non entriamo nel merito delle valutazioni politiche che taluni legano al raggiungimento del quorum ed all’esito dei referendum ma ci limitiamo ad alcune considerazioni in merito al quesito sul “Nucleare”.

Il dato di partenza è l’insufficienza energetica che affligge la nostra nazione; situazione che si paga anche in campo produttivo per l’elevato costo dell’energia italica, più alto rispetto a chi ha il nucleare.

Siamo un paese in cui la lettura del quotidiano è un optional: i dati statistici a livello europeo ci inchiodano sui bassifondi della graduatoria, dietro di noi solo Portogallo e Grecia. Per quanto riguarda i libri, l’arretratezza dell’Italia sembra altrettanto rilevante. Secondo varie fonti le persone che leggono “almeno un libro all’anno“ sono il 38 % della popolazione in Italia rispetto al 60 % in Spagna, 69 % in Francia e 80 % nei paesi del Nord Europa (70 % media europea). Le nostre università faticano a laureare (in media) ingegneri o matematici; le aziende per coprire questi ruoli si rivolgono al mercato asiatico o indiano.

Eppure questo nostro grande e strano paese abbonda, da qualche mese, di milioni di esperti in centrali nucleari (e sicurezza di tali strutture), trattamento di scorie radioattive e fonti di energia alternativa; un manipolo (fin’ora nascosto) di scienziati che ha sviscerato a dovere i pericoli del demonio nucleare, a cui però il resto del mondo si affida. Tralasciamo anche la considerazione che con la vittoria schiacciante dei sì è andato in archivio il progetto dei quattro reattori Epr,  per i quali l’Enel prevedeva di spendere circa 18 miliardi, e considerato che ogni centrale nucleare impiega, soltanto per essere costruita, circa 3 mila persone per 4-6 anni, con tutto l’indotto, si superano i 10 mila lavoratori a centrale.  

A fronte dei milioni di cervelloni italiani, di cui abbiamo sopra parlato, ci limitiamo a riportare il commento del professor Umberto Veronesi, oncologo a capo dell’Agenzia per la sicurezza su nucleare, dopo la notizia sull’esito del referendum: “Personalmente ritengo che sia grave per l’Italia rinunciare alla possibilità di far fronte alla futura insufficienza energetica anche con il nucleare. Temo fortemente che la ricerca italiana, già proiettata sulla fusione nucleare, si fermerà e sappiamo che senza ricerca non c’è futuro. Il mio timore è che l’Italia possa finire per essere un’appendice turistica del mondo avanzato”. Lo scienziato chiarisce ulteriormente il suo pensiero: “Considero che i Paesi avanzati del mondo, anche dopo l’incidente giapponese alla centrale di Fukushima colpita da terremoto e tsunami, danno priorità assoluta al prossimo scenario del dopo-petrolio e stanno studiando metodi di produzione di energia nucleare più efficienti e più sicuri”. Veronesi conclude: “Mi inchino di fronte alla volontà negativa dei cittadini rispetto al nucleare”.

Per gli amanti delle energie rinnovabili ed ecologiche, ci permettiamo un consiglio: prendere due pietre e strofinarle con forza, si generano delle scintille che incendiano legni ed arbusti, un sistema in voga fra gli uomini delle caverne che potrebbe tornare utile nell’Italia in cui si legge poco, si studia meno, infuria la disoccupazione, domina la crisi economica ma in cui fortunatamente abbondano…gli esperti sul nucleare!

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