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Elogio funebre del Prof. Alberto Maira nel suo trigesimo dalla scomparsa. “In lui vi erano rigore morale, competenza, concretezza”

Redazione

Elogio funebre del Prof. Alberto Maira nel suo trigesimo dalla scomparsa. “In lui vi erano rigore morale, competenza, concretezza”

Martedì 20 maggio, a Caltanissetta, alle ore 18:00, nella chiesa Sant’Anna dell’Istituto Testasecca, Viale della Regione 1, si celebrerà il Trigesimo del Prof. Alberto Maira.
Mar, 20/05/2025 - 09:39

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Alberto Maira era una persona da vivere. Non solo, e non soltanto, nei momenti difficili, quelli in cui lo si cercava per un consiglio, per una parola, per una riflessione. La sua era una presenza preziosa soprattutto nei momenti semplici: quando non serviva nulla, quando non c’era un’urgenza. Era lì, nei suoi silenzi, nelle pause, nei suoi racconti. Lui ti accompagnava e stargli vicino, anche senza parlare, era già ricevere qualcosa di prezioso.
Anche se non facevamo parte della stessa generazione, era come essere coetanei: sapeva parlare al cuore, non all’età e ti faceva sentire parte di un cammino comune con naturalezza, senza mai salire in cattedra. In questo c’erano la sua umiltà e il suo talento naturale per le relazioni umane.
Era radicato nei valori, dotato di una fiducia incrollabile verso Dio, certo, ma anche verso il potenziale buono della società. Ideatore e propulsore, mente e motore, capace di immaginare e subito agire. Alberto non si limitava a pensare: metteva in moto tutto e tutti. Quando credeva in qualcosa, spingeva con determinazione, con un’energia silenziosa che trascinava senza imporsi. Lo faceva con ostinazione gentile, con costanza e senza clamore. Non cercava applausi né consensi: non gli interessavano. Voleva solo che le cose si facessero (e si facessero bene). Così operoso da sacrificare spesso il sonno: erano rare le notti in cui non fosse sveglio a leggere, scrivere, riflettere e pianificare.


Si comprende bene che altrettanto superfluo sarebbe descriverlo in maniera esaustiva. Era una persona poliedrica: visionaria e realista, seria quando serviva e al contempo capace di giocare come un ragazzo. Aveva un acume finissimo, era un professore universitario mancato per qualche motivo che mi resta ancora inspiegabile. Ma accanto a quella intelligenza brillante, rimaneva un paesano genuino: uno che conosceva bene la terra da cui veniva e la onorava con orgoglio e semplicità.
Dotato di una fede incrollabile, mai astratta. Una fede feconda, generativa, contagiosa. Alberto era testimonianza che essere credenti non è una posa, ma un modo concreto di stare al mondo. Altresì era uomo di ragione, professore di filosofia in grado di andare alle radici dei problemi e capace di trovare il senso di dinamiche sociali, culturali e esistenziali. Tra le sue dicotomie Alberto aveva la rara capacità di rendere la verità ragionevole. Una qualità preziosa, soprattutto in un’epoca dominata dal relativismo etico in cui la verità viene percepita come qualcosa di soggettivo, mutevole e discutibile.


Per ultimo, mi piace ricordare Alberto quale incarnazione dell’uomo buono per antonomasia. Buono nel senso più pieno, più nobile, più raro. La sua era una bontà fatta di umanità, sensibilità d’animo, capacità di affetto, di quell’esempio che convince senza bisogno di parlare. In lui vi erano rigore morale, competenza, concretezza, autorevolezza e affidabilità. Sapeva accogliere, comprendere ed essere amico di chi era fragile. Conosceva i tempi delle cose: quando accelerare, quando rallentare, quando tacere.
Mi ha insegnato a non corteggiare obiettivi utopistici, ma a confidare nella forza silenziosa del fare bene, ogni giorno, in ogni campo, a tutti.
Ha sradicato tanto male e ha seminato bene.

A trenta giorni dal suo passaggio, il bilancio sul suo operato mi incoraggia ad asserire che ciò che ha promosso in ambito scolastico, culturale, politico e sociale non si debba arrestare con la sua dipartita. Tocca ai tanti che lo hanno conosciuto, continuare ad impegnarsi con simile lucidità, fede e umanità. Il suo esempio ce lo suggerisce e ce lo impone.

Massimo Maria Pagano