Nel pomeriggio del 29 ottobre 2021 i militari della Compagnia Carabinieri di Caltanissetta hanno dato esecuzione alla misura cautelare del collocamento in comunità nei confronti di un minore -di nazionalità italiana-, per il delitto di “istigazione o aiuto al suicidio”.
Il giovane è stato denunciato anche per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico e divulgazione per via telematica del medesimo materiale.
Il provvedimento, emesso dal GIP di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo, è la conclusione di un’ampia attività investigativa condotta dalla Sezione Operativa del N.O.R.M. Carabinieri coordinata dal Procuratore della Repubblica Claudia Caramanna e dai Sostituti Procuratori Paoletta Caltabellotta e Francesco Grassi.
Per gli inquirenti il quadro della vicenda è chiaro: il minorenne, nel mese di agosto, aveva aveva consapevolmente assistito e supportato l’amico Mirko La Mendola durante le fasi preparatorie ed esecutive del suicidio poi realizzato sulla spiaggia di Porto Empedocle la sera del mercoledì 25.
Le attività d’indagine sono iniziate immediatamente e sono sate curate dal personale della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri. Tassello dopo tassello oggi è stata ricostruita tutta la vicenda che ha permesso di accertare come il minore abbia avuto una condotta che ha rafforzato l’intento suicida dell’amico.
Per gli inquirenti, infatti, “il suo apporto è consistito non solo nell’assoluta complicità e condivisione di tutto il piano di preparazione e di successiva esecuzione, ma anche nella elargizione di consigli finalizzati ad impedire che le persone a lui più vicine potessero comprendere ciò che il povero giovane si accingeva a realizzare”.
Mirko nella settimana compresa tra il 18 e il 25 Agosto 2021 era stato a Roma per sostenere le prove concorsuali per l’accesso alla Polizia di Stato. Una carriera tanto sognata e desiderata ma per la quale, ormai, si stava giocando il tutto per tutto dato che, per limiti d’età, quella era l’ultimo tentativo possibile. Dopo di ciò avrebbe dovuto rimettere il suo sogno nel cassetto e provare un’altra strada.
Tutto era sfumato il 23 agosto quando, dopo i primi esiti favorevoli delle prove sino a quel momento sostenute, è stato giudicato “non idoneo”. Una conclusione troppo dura da accettare.
Inizialmente aveva provato a reagire e, su suggerimento di alcune persone a lui vicine, aveva valutato l’ipotesi di proporre un ricorso avverso l’esclusione. Strada che, però, si rese subito conto di essere inutile e, dunque, da evitare.
Mirko La Mendola, dunque, deluso e frustrato, ha deciso di tornare a casa, a Caltanissetta e già da quel momento, secondo il parere degli inquirenti, stava maturando l’idea di suicidarsi. Ipotesi avvalorata da una serie di messaggi anche prima della partenza per il concorso, condivisi via chat con l’amico minorenne.
I due ragazzi si sono scambiati numerosi e dettagliati messaggi nei quali si leggono tanti dettagli sul modo in cui avrebbe potuto togliersi la vita e, in quel progetto, avrebbe partecipato attivamente anche il minorenne. Nella chat, inoltre, non si legge solo l’intento suicidario ma anche il giorno, il luogo e l’utilizzo dell’arma da fuoco legalmente detenuta dalla vittima.
Un “comune intento suicidario” così come lo hanno definito nel social privato anche se, in realtà, dalle indagini compiute è risultato che solo il minorenne aveva reali intenzioni suicidarie.
DPrima del gesto fatale Mirko ha lanciato una serie di drammatici messaggi vocali con cui salutava alcuni amici e persone che gli erano state vicine. E l’amico minorenne era al suo fianco ad assistere a questi ultimi definitivi saluti a chi lo aveva amato.
Mirko al suo fianco credeva di avere “un amico” che lo ha aiutato a compiere l’unico gesto possibile in quella data situazione e alla luce degli ultimi eventi vissuti. Dalle indagini compiute dalla Compagnia dei Carabinieri di Caltanissetta, invece, emerge una personalità differente e il profilo di un giovane definito “spregiudicato, privo di senso morale, con un sistema di relazioni deviato e con un distorto e deviato rapporto con la sessualità”. Tesi avvalorata dall’ingente quantità di materiale pedopornografico sui telefoni cellulari.