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La testimonianza del Rettore. Il Seminario di Leopoli diventa casa per chi ha perso tutto

Un’ora di dialogo in diretta Facebook da Leopoli tra il Rettore del Seminario della città ucraina padre Ihor Boyko e gli studenti di tre scuole di Caltanissetta: l’Istituto Industriale, Liceo Linguistico e Liceo Classico del Seminario. A guidare la conversazione don Alessandro Rovello, direttore dell’Ufficio diocesano cultura. Leopoli è luogo di transito per gli ucraini costretti a mettersi in salvo oltre confine. Il Seminario accoglie oggi 50 profughi, in sosta qualche giorno, mentre i 184 seminaristi sono tornati quasi tutti nelle loro città da volontari a sostegno della resistenza. Nelle cucine 40 donne preparano i pasti per i soldati e per i profughi e i sacerdoti cercano di provvedere alle necessità soprattutto sanitarie dei bambini.
Tante le domande degli studenti nisseni: “Come vivono la guerra i bambini?” “Ci sono episodi di pietà dei soldati russi verso i civili?” “Quanto viene taciuto sulle vere dinamiche della guerra?” A tutti risponde il rettore in perfetto italiano, dal momento che ha studiato 16 anni a Roma fino al dottorato in teologia morale. “I bambini sentono e capiscono tutto: i bombardamenti, le fughe, il restare nascosti; ma i genitori spiegano loro tutto con pazienza, per superare la paura, e il potere incontrare e giocare con altri bambini nei rifugi dà loro un po’ di serenità. La comunicazione è molto importante, se apre il cuore, come le donne ucraine che aiutano i giovanissimi soldati russi che si arrendono e diventano prigionieri. Molti di loro dicono di essere stati mandati in Ucraina senza sapere lo scopo della loro missione, convinti che in tre o quattro giorni sarebbero tornati a casa. Oggi se tornassero in Russia nessuno può garantire che rimarrebbero vivi.”
Il sacerdote racconta il suo punto di vista: “Oltre 11.000 soldati russi sono morti in questa invasione, ma senza difesa dai bombardamenti resistere sarà sempre più difficile, anche se la mobilitazione dei volontari e del popolo è già quasi un miracolo. Tutto ciò dimostra come l’Ucraina sia diventata, dopo la fine dell’URSS, una nazione libera che ha conosciuto democrazia e libertà e vuole difenderle, e portarne il soffio anche in Russia, dove c’è gente buona, che vuole la pace”.
Chiede un’insegnante: “Il Crocifisso della Cattedrale armena messo in salvo in un bunker, è segno del seme che muore o dell’assenza di Dio?” “Gesù attraverso la sua morte ha salvato il mondo – risponde padre Ihor – e oggi è segno di non avere paura dei tempi difficili. Ai ragazzi che ascoltano dico che è molto importante, sempre, il loro desiderio di fare il bene, di amarsi, di perdonarsi, di essere solidali”

Da Avvenire, 8 marzo 2022 pag. 4

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