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Rassegna Stampa. Caltanissetta, domani sera la protesta del “popolo” delle partite Iva al Comune

Arriveranno anche da altri centri della provincia per chiedere nuovi orari di apertura

La protesta del popolo delle partite Iva che contestano le stringenti disposizioni dell’ultimo Dpcm approda anche a Caltanissetta. Domani sera davanti Palazzo del Carmine, sede del Comune, a partire dalle 19 si terrà una manifestazione per protestare contro i provvedimenti del Governo nazionale che prevedono, tra l’altro, la chiusura di bar e ristoranti, a partire dalle ore 18, nonché la chiusura totale di palestre e piscine. Ad organizzarla saranno il rappresentante della Federazione dei pubblici esercizi di Confesercenti, un dipendente di una Sala Bingo, i rappresentanti delle Associazioni Sportive e delle Polisportive dilettantistiche, i quali prevedono la partecipazione di 350/400 persone a cui verrà chiesto di indossare i dispositivi di sicurezza e di mantenere le opportune distanze di sicurezza.

Arriveranno manifestanti anche da altri Comuni della provincia. Al loro fianco ci sarà anche la Confcommercio, oltre a tanti imprenditori in forma associata o autonomi che si ritengono comunque danneggiati dall’ultimo Dpcm. «I provvedimenti del Governo – sostengono gli organizzatori della manifestazione – decretano il fallimento di molte delle nostre imprese e la perdita di lavoro per decine di dipendenti. Ci stanno sottraendo, per decreto, il nostro lavoro, la nostra cultura, la nostra vita sociale e la nostra fonte di reddito. Chiederemo con forza, ma pacificamente, che la Regione Sicilia faccia valere la sua autonomia legislativa e modifichi il Dpcm con chiusure mirate, provvedimenti basati su evidenze scientifiche e dati sanitari epidemiologici.

Diciamo no alle chiusure generalizzate, no agli assembramenti, si ai controlli e alle misure di prevenzione». In effetti c’è rabbia e smarrimento in questa categoria di lavoratori che ogni mattina devono pensare come rendere produttiva la giornata che sta iniziando. Gli operatori, come hanno più volte sottolineato, non vogliono provvidenze o ristori, ma vogliono continuare a svolgere il loro lavoro nel rispetto di tutte le regole predisposte per fronteggiare l’emergenza sanitaria che il Covid-19 ha determinato. Tra gli operatori commerciali c’è pure tanta amarezza per il solco che si sta creando, nel confronto virtuale, tra chi vive di stipendio e chi invece il proprio reddito deve costruirlo giorno dopo giorno. Addirittura nel settore abbigliamento e calzature (a cui non è stata posta alcuna restrizione e che sta continuando ad osservare il normale orario di lavoro) c’è chi è arrivato ad auspicare la chiusura obbligatoria, visto che i negozi di questi settori accusano ormai da troppi giorni l’assenza della clientela, auspicando anzi che di questo vertiginoso calo di vendite le autorità nazionali tengano conto.

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