La Croce Rossa Italiana, in un chiaro schema, ha riassunto la definizione di “contatto stretto”.
Per contenere il contagio ma, al contempo, evitare inutili attacchi di ansia, ecco un sintetico e chiaro pannello del contact tracing.
Si parla di “contatto stretto” (esposizione ad alto rischio) quando una persona:
Al di fuori di questo elenco non è necessario considerarsi un contatto stretto o essere sottoposto in quarantena obbligatoria o cautelativa.
E’ sempre raccomandato distanziamento, frequente lavaggio delle mani e utilizzo della mascherina.
Cosa fare in presenza di un “Caso positivo accertato”?
La prima cosa da fare è mettersi in quarantena, cioè rimanere a casa isolandosi il più possibile dal mondo esterno. A quel punto l’ASL o il medico di base (dipende da regione a regione) fanno una valutazione del caso e decidono se eseguire subito un test del tampone.
La prassi è quella di testare soltanto i contatti stretti che sviluppano sintomi, anche lievi.
Per i contatti stretti che rimangono asintomatici le possibilità di uscire dalla quarantena sono tre:
In tutti e tre i casi, ovviamente, per uscire dalla quarantena è necessario non mostrare alcun sintomo. Per chi invece ha sintomi anche lievi ma nessun contatto certo è necessario essere sottoposto al test del tampone.
Se il risultato del test del contatto stretto è positivo, invece, la procedura è differente.
La quarantena diventa isolamento, cioè separazione fisica da tutte le altre persone (in un altro ambiente o in stanze diverse della propria casa).
In caso di positivo asintomatico, l’isolamento dura dieci giorni dall’esito del primo tampone. Dal decimo giorno in poi si può fare un nuovo tampone: in caso di esito negativo, si può uscire dall’isolamento.
Anche i paucisintomatici o i sintomatici lievi possono sottoporsi a un nuovo test a partire dal decimo giorno dell’esito del primo, e uscire dalla quarantena se il risultato è negativo e se non hanno mostrato alcun sintomo nei tre giorni prima del secondo test.
I positivi che sviluppano sintomi gravi, invece, vengono gestiti con maggiori attenzioni dall’ASL ed eventualmente dalle strutture ospedaliere della zona.
Guarda lo schema esemplificativo: