La faida tra i Terminio ed i Cerruto, giovani stiddari, e’ iniziata nel 1981 con l’omicidio di Emanuele Cerruto, il “poeta mafioso” e si e’ conclusa con quello di Emanuele Rizzuto (a San Cataldo) nel 1989. I componenti del clan Terminio avevano l’ordine di uccidere nelle piazze e nei bar per dare un chiaro segnale della loro supremazia. Con l’arresto di Cataldo Terminio i Carabinieri – guidato dal colonnello Baldassarre Daidone – pensano di aver placato un’eventuale ascesa del boss all’interno della famiglia criminale di San Cataldo, smantellata negli ultimi mesi dai militari dell’Arma. Gli investigano pensano che l’uomo – dopo anni di detenzione – avrebbe potuto approfittare del “vuoto” per tornare ai vecchi fasti criminali. “L’omicidio riguarda la faida di San Cataldo – ha ricordato il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone – che si scateno’ all’inizio degli anni Ottanta tra Cosa Nostra e un gruppo di stiddari che si erano messi in proprio per la commissione di reati, tra cui le estorsioni. Un fatto che diede fastidio alla famiglia di Cosa nostra. E nella guerra che ne scaturi’ una delle vittime principali fu Nicolo’ Terminio, padre dell’odierno arrestato. Cataldo Terminio decise poi di far fuori tutti coloro che riteneva coinvolti nel delitto del padre, tra cui Failla, ucciso a Gela”. “Cataldo Terminio era tornato in liberta’ da pochi mesi e si era trasferito al Nord Italia – ha aggiunto il maggiore Manuele Piccirilli del Ros di Caltanissetta – si tratta di un soggetto di primissimo piano in Cosa nostra che riteniamo potesse anche far rientro in Sicilia dove e’ ben inserito”. “Recenti operazioni antimafia condotte negli ultimi anni a San Cataldo – ha aggiunto il sostituto procuratore Davide Spina – confermano la presenza di Cosa nostra in quel centro e i legami ancora sussistenti con soggetti del passato”.